La scoperta di un mondo nuovo

Chiara giovanni paolo

14 marzo: otto anni dalla “partenza” di Chiara Lubich per il Cielo. La ricordiamo con uno scritto di Giordani, tratto dalla sesta puntata di storia di Light, che sarà pubblicata a breve sul n. 222 di Nuova Umanità.

Quel che più colpì Foco fu Chiara: la sua sapienza e la sua semplicità; la completa appartenenza a Dio. Una creatura che viveva di Dio e voleva operare per la Chiesa.
Foco ebbe subito l’impressione di una grandezza unica, e si stupì che le “pope” non dessero segno esterno di venerarla come una superiora unica. Era che esse stavano verso di lei come figlie naturali verso la mamma regina, le quali vedono la maternità e ignorano la regalità: inoltre, vivevano nello spirito stesso dell’unità, coltivato nel clima di tutta umiltà, che faceva di tutte uno: e in quell’unità non avvertivano differenze.
La presenza di Foco – uno che veniva da fuori ed era stato estraneo alla formazione – valse a dar la coscienza di questo rapporto.
C’è una lettera di Dori Zamboni – la seconda focolarina – che esprime bene questa novità.

Trento, aprile 1949

Carissimo Foco,
    voglio comunicarti subito tutta la mia gratitudine per la tua visita e desidero così farti conoscere l’impressione della mia anima al tuo passaggio. E’ stato come se io fossi stata una bimba piccina in braccio a una madre: non vedevo e non capivo che per lei. Quando tu sei venuto, mi togliesti dal suo braccio e mi mettesti per terra dicendomi: guarda come è grande tua madre!
Mi hai rivelato qualche cosa di cui istintivamente ero a conoscenza, ma la tua presenza me l’ha fatta capire in tutta la sua ampiezza.
    Grazie, Foco, e mille auguri che tu sia veramente il Fuoco, in Gesù                 

Dori

La grandezza. Foco ebbe subito l’impressione di trovarsi di fronte all’anima femminile più grande, nella linea della santità mariale. E stette a studiarla: per anni la studiò: eChiara foco mamma non vide imperfezione volontaria in lei, di una purezza e bellezza mariale crescente di giorno in giorno.
(…) La prima nota che scoperse il deputato in Focolare, sotto l’azione di Chiara, fu la purezza. Quelle creature erano angeli: davanti a ciascuna anche i libertini si sentivano disarmati e intravedevano un potere superiore, una bellezza perduta, una zona inaccessa.

Ma la purezza era il mezzo, l’atmosfera. Un’aria mattinale, trasparente, entro cui ardeva la carità. E questa era la forza, quasi il calore di una vampa accesa nella zona glaciale. Il Focolare era un cratere.
Chi si avvicinava, si avvicinava perché era attratto da quel calore ristorato dalla grazia divina, di cui la carità era veicolo. Persone di ogni condizione, età, culture, appressandosi, scoprivano un mondo nuovo, una realtà che forse avevano creduta persa nelle fiabe e nelle epoche passate, e, se cedevano a quell’incanto – a quel comando misterioso dolce e tremendo insieme – riscoprivano nel prossimo il fratello e ridimensionavano le relazioni umane nel senso della fraternità e della comunione. Gli avversari si riconciliavano, gli offesi perdonavano, i possidenti dividevano, i tristi ritrovavano la gioia… Tutti entravano nella casa di Maria – e l’immagine di lei era sollecitata dalla presenza di quelle giovinette modeste, instancabili, donate a Dio – e ivi trovavano Gesù.

La felicità, cercata nel denaro e nel sesso, nei vizi e nelle droghe e perciò relegata tra i miti su onde di disperazione, appariva in forme inaspettate, coi doni della sapienza, atti a sorreggere nelle prove. Gli uomini ritrovavano Dio: figli che tornavano al Padre; e nel tragitto rivivevano la Chiesa, nelle sue risorse multiple, sempre più ricche, di Corpo mistico.

 Igino Giordani, Storia di Light

 

Nelle foto: Chiara con S. Giovanni Paolo II nell’agosto 1984, durante la visita del Santo Padre al Centro del Movimento a Rocca di Papa e Chiara con la sua mamma e Igino Giordani, negli anni sessanta.

Pubblicato il: 29/02/2016Categorie: Giordani scrittore

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