L’incontro con Chiara Lubich
cambia completamente la vita di Igino

È uso, presso i membri della prima comunità che si raccolgono attorno a Chiara, attribuirsi un nuovo nome, quasi a manifestare una nuova nascita nello spirito, determinata dalla scoperta dell’ideale dell’unità.

Anche Igino prende un nome nuovo, “Foco”, attribuitogli da Chiara, in virtù della capacità che ha, con la sua presenza, di infiammare i cuori per l’unità.

«Igino ha impersonato il nome di battaglia col quale era chiamato nel Movimento: Foco, fuoco e cioè quell’amore verso Dio e il prossimo soprannaturale e naturale, che sta alla base ed al vertice della vita cristiana, contribuendo in maniera unica a mantener viva in mezzo a tutti noi la realtà della “parola di vita” che gli era stata indicata al suo ingresso nel Movimento: “amatevi a vicenda come io ho amato voi”, parola che sembra lasciare ora a tutti noi come sua ultima raccomandazione e suo testamento».

Chiara Lubich, Tivoli, 28 settembre 1984

Igino porta a Chiara tutto il patrimonio della sua intensa vita politica e professionale, come coniugato, padre di famiglia, uomo di cultura, immerso nel mondo e nella storia con coraggio e passione. Chiara vede in lui rappresentata tutta l’umanità, con i suoi dolori e le sue virtù, e lo considera seme di tutte le diramazioni che lei via via fonderà dando sempre nuovo sviluppo al Movimento. Per il contributo così rilevante da lui dato all’attuazione del disegno di unità iscritto nel carisma della fondatrice, verrà da lei riconosciuto confondatore.
Ora, Igino ha sempre coltivato il sogno di vivere come ai primi tempi della Chiesa, quando non si davano distinzioni fra i cristiani, non c’erano mura divisorie fra i vergini e i coniugati, fra i consacrati e quelli che lui, scherzosamente, definiva «sconsacrati».
Nel 1953 alcune e alcuni giovani, laiche e laici (vergini), si stanno consacrando a Dio nel Movimento dei Focolari, emettendo i voti di povertà, castità e obbedienza. Innamorato della profezia di tale cosa, Giordani si lancia, alla presenza di Chiara e di altri, in una esaltazione della vita verginale spesa nel focolare e al servizio del vangelo vissuto. Le sue parole sono così belle da suscitare in Chiara una risposta nuova. «Ma cosa manca a te, Foco, per essere un uomo tutto di Dio? Se sei staccato da tutto per amare solo Lui, se sei carità viva, allora Dio dimora nel tuo cuore, e siccome Dio è vergine, chi è più vergine di te?». Lei esprime pressappoco così il suo pensiero, precisando ancora che non è la verginità fisica che genera perfezione («ci saranno delle vergini anche all’inferno»), ma quella spirituale. Accade l’impensabile, per quei tempi ancora lontani dal Concilio Vaticano II. Igino si consacra a Dio e diventa il primo focolarino sposato. I focolarini sposati osservano le regole previste dalla loro consacrazione tenendo conto dei propri obblighi coniugali e familiari.

«Avendo molto sofferto per quell’emarginazione spirituale, in cui gli sembrava di scorgere ai suoi tempi il laicato, quasi che la santità fosse solo retaggio dei conventi o dei seminari, ambiva con tutto il suo grande cuore ad aprire porte, ad abbattere pareti divisorie fra persone che stavano nello stato di perfezione ed altri – aggiungeva scherzando – in quello di imperfezione.
In pratica, egli era sensibilissimo ai segni dei tempi, anzi era lui stesso, si può dire, un segno dei tempi, di questi tempi in cui lo Spirito Santo attraverso il Concilio, e in molte altre maniere, chiama tutto il popolo di Dio alla santità.
E essendo uno degli studiosi italiani più approfonditi dei Padri della Chiesa, si rifaceva spesso a loro ed in modo speciale a san Giovanni Crisostomo per il quale il coniugato doveva vivere come il monaco con in meno il celibato».

Chiara Lubich, maggio 1980, «Città Nuova» 09/80 p.24

Nei Focolari, Igino trova non solo la vita spirituale che aveva sempre cercato, ma una realtà che il cristianesimo sta generando per rispondere alle sfide del mondo moderno. In altre parole, non dobbiamo leggere l’adesione di Giordani come la scelta compiuta da un uomo ormai maturo che preferisce ritrarsi dalle grandi sfide del mondo, per rifugiarsi in una condizione preservata, dedita alla coltivazione delle passioni dell’anima. In Giordani avviene esattamente il contrario. Il Movimento dei Focolari è la risposta cristiana a una storia colpita dai conflitti mondiali, dalle divisioni esacerbate, dalle ingiustizie sociali, dal baratro di ulteriori minacce belliche. Lui intuisce subito la forza del Movimento e uno dei suoi principali compiti, svolti al fianco di Chiara Lubich, è di mostrare la portata della novità contenuta nella spiritualità dell’unità.