La misericordia nel «MAGNIFICAT»/2

porta santa

La Vergine pura, che porta in sé il Salvatore, pone subito in luce questo po­tere, che, nascendo dalla misericordia, non conosce paura: domina, non è domi­nato.

Dio – dice – ha dispiegato nel tempo la sua pietà su coloro che lo temono: e cioè, sulle creature, da cui è accettata la legge di lui e fatta la sua volontà. Sulle creature, che si ribellano calpe­stando, con la legge di Dio, la sua vo­lontà, fatta essenzialmente di amore e quindi di pietà, Dio rovescia le proprie collere: dispiega « la potenza del suo braccio », con tanto più vigore quanto maggiore è la loro albagia, il loro trion­falismo, i loro abusi. Rovescia dal trono i potenti, eleva di umili; dà da mangiare agli affamati, rimanda i ricchi a mani vuote …

Ma – si noti – anche questi atti di forza, che cambiano i corsi della storia, che sono presentati come rivoluzioni e capovolgimenti storici, se provengono da Dio, sono opere di misericordia: per essi Dio premia e castiga. Il prepotente depo­sto, il superbo disperso, il dovizioso pri­vato del superfluo, hanno ricevuto il ca­stigo perché si pentano, si mutino: per­ché recuperino la salute, mentre sono im­messi in un vortice di distruzione eterna.

Dio « ha soccorso Israele, suo servo, – ricordandosi della misericordia … ».

Insomma, tutto, nel governo divino, si riconduce alla misericordia. E lo si ve­drà confermato e chiarito nel contegno di quel Gesù, per il cui amore Maria parla, sia quando egli darà da mangiare alle folle e curerà infermi, sia quando flagellerà i mercanti nel tempio e urlerà vocaboli aspri contro i farisei e i superbi.

E il concetto si chiarisce in tutta l’esi­stenza di Maria stessa: in tutta la sua assistenza attraverso le generazioni in cui sarà chiamata beata. Questo titolo, infine, è il frutto della gratitudine di miliardi di creature, anche non cristiane, per la pietà materna, interminabile, ricca di applicazione, con cui essa e accorsa in loro aiuto Ho visto in India e in altre terre dell’Asia moltitudini di hindù, buddisti, musulmani, scintoisti ecc. rivolgersi con devozione commossa alla Vergine Maria, fuori e den­tro i templi cattolici. Nel 1948, all’esplo­sione della guerra in Palestina, migliaia di arabi fuggirono dai loro villaggi, Haifa o Tiberiade, e si rifugiarono a Nazareth, « sotto la protezione, così pensavano, della vergine Maria, madre di Gesù n, portan­do la popolazione, in otto giorni, da 12.500 persone a 25.000.’

Sì che la misericordia, quale eroismo della carità, è l’essenza dell’azione reden­trice di Dio, e della pietà di Maria e dei santi, della Chiesa e di tanti figli di Dio anche non battezzati (si pensi a Gandhi): è la vita nella pienezza; è Cristo in mezzo a noi.

A leggere tutte quelle audaci mutazioni operate da Dio, secondo la vergine di Nazareth, il re Luigi d’Orléans, che pure era figlio d’uno dei leaders della Rivolu­zione francese, ebbe a dire che tutti i testi del breviario romano gli piacevano, tranne il Magnificat, perché troppo rivoluzionario.

Vero. E’ l’inno della totale rivoluzione cristiana. Ma l’aspetto più rivoluzionario di essa sta proprio in quello che ne è il principio: la misericordia. Per essa non distrugge, ma crea, perché l’amore di Dio e dell’uomo non produce che bene. Come dirà, dopo breve tempo, nella stessa di­ mora di Ain-Karim, Zaccaria, alla nascita del Precursore di Cristo: grandi muta­menti avvengono « per le viscere di mise­ricordia del nostro Dio – per le quali ci visiterà, Sole levatosi dall’alto, – per il­luminare coloro che giacciono – nelle tenebre e nell’ombra di morte … ». Una rivoluzione di vita contro morte. Ad essa si riduce il dramma del cristianesimo in tutte le generazioni. (continua)

Igino Giordani

(tratto da “Mater ecclesiae n4, 1970)

Pubblicato il: 15/12/2015Categorie: Giordani scrittoretag =

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