Il cireneo

cireneo

La Parola di Vita del mese di marzo ci dice: “Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua”. (Mc 8, 34). (http://www.focolare.org/news/2015/02/27/marzo-2015/) Nel commento p. Fabio Ciardi cita due brani di Giordani molto significativi, che riportiamo per esteso.

Avevo tanto meditato il Vangelo: or ecco che mi si sve­lava in una organicità e vivezza inattese. Tutto si faceva chiaro: non mi occorrevano esegesi lambiccate. Dovevo vi­verlo. Vivendolo, ogni suo frammento diventava Verbo vi­vo, così come ogni frammento d’Ostia è Gesù vivo. E la sua ricchezza mi era svelata, non da professori, ma da creature semplici, che l’avevano scoperta vivendolo: e dunque vedevo sperimentalmente che le verità di Gesù erano rivelate ai piccoli, e non ai dotti, e quindi la sapien­za stava nel farsi semplici come fanciulli, nel muovere le montagne di boria, contro cui urta la fede e si schianta la carità.

Per tal modo, sentii di passare dall’Antico al Nuovo Te­stamento: cioè al Cristo vivo, dal Cristo cercato; al comple­tamento della legge, dalla legge incompleta.

L’amore spinto all’unità con Cristo e coi fratelli offre un’accorciatoia: o, se si vuole, appresta un reattore che sosti­tuisce la diligenza. Una croce portata da una creatura alla fi­ne schiaccia; portata insieme da più creature con in mezzo Gesù, ovvero prendendo come Cireneo Gesù, si fa leggera: giogo soave. La scalata, fatta in cordata da molti, concordi, diviene una festa, mentre procura un’ascesa.

E non ci si ferma più. Ché la vita di Dio non è stasi. Non è pigrizia. È atto puro: marcia senza fine verso l’Infinito.

Concludendo, potrei dire che prima avevo cercato: ora ho trovato. «A chi ama mi manifesterò»: trovato l’amore, Egli si scopre come ai viandanti di Emmaus.

E il cristianesimo, ancor più chiaramente mi si rivelò co­me una religione giovane, nuova, potente, d’una freschezza mattinale: Gesù Cristo va ancora predicando e tuttora risu­scita anime. Il suo miracolo si svolge sotto gli occhi nostri. Molti suoi detti che parevano paradossi ecco che risultano veri. Il soprannaturale diviene ordinario: diviene il naturale dei figli di Dio.

Il tramonto è, per i poeti, un’ora di serenità, trapunta di pallide stelle, sottotramonto cui si aggancia la finita giornata di lavoro alla nascente notte di silenzio. E l’età del tramonto è, sta di­venendo, sempre più luminosamente per me, una fase solare di quiete, a cui sono pervenuto attraverso prove del corpo e dello spirito. Sapevo ormai da tempo, anche se me lo di­menticavo spesso, che la vita dell’uomo in terra copia, in qualche modo, la vita di Gesù: incluso pene e martirio, con la croce sulle spalle. La quale croce pesa di meno se Gesù ci fa da Cireneo; pesa di più e ci gitta a terra se siamo soli.

In mezzo agli acciacchi fisici, nel silenzio, nella quiete (forzata, ma non meno gradita), ora svolgo, come meglio posso, il noviziato di preparazione all’incontro con l’Amore,  – e dunque con la Vita. Dall’amicizia fraterna con anime che amano Dio, mi viene una letizia divina, perché scaturisce, per il tramite dei fratelli, dal Padre.

(Igino Giordani, Memorie d’un cristiano ingenuo, Città Nuova, Roma 2005, pp. 154-155 e 169-170)

 

Pubblicato il: 02/03/2015Categorie: Giordani scrittore

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