Giorgio Marchetti (Fede) nel racconto di Giordani

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Il 29 maggio ci ha lasciato Giorgio Marchetti (Fede), uno tra i primi focolarini. Il racconto di Giordani, tratto da “Storia di Light” lo ricorda attivo e infuocato nelle prime Mariapoli. 

«Parliamo un po’ della Mariapoli, divenuta una delle manifestazioni più caratteristiche del Movimento.
Costruttori della città, agli ordini di Maria, sono stati focolarini e  focolarine.
Il nome – e l’idea – di Mariapoli è chiaro; ed è chiaro che per essere la città della Madre essa ha carattere di universalità; e difatti vi abitano concittadini dei santi di ogni razza e condizione e si conoscono accenti di ogni lingua e regione.
La città sorse, umile fiore tra le valli, nel 1949, da umili origini, secondo lo stile di Maria, anche se pare esistita da sempre e i cittadini ne parlino tutto l’anno come di un sogno portato dal cielo.

Ispirazione e scopi della Mariapoli sono esposti, con entusiasmo, chiarezza e convinzione da Fede (al secolo Giorgio Marchetti: chi se lo ricorda come si chiamava al secolo, dove era medico di grande reputazione…?) Egli traduce il pensiero di chi quest’opera ha preparata, e giorno per giorno alimentata.
Nella Mariapoli – dice in sostanza – parlando di Maria Madre e Regina del mondo, si realizza l’unità mediante l’eliminazione del proprio io, a cui subentra per tutti l’unico Dio. Si può fare di tutta la terra una Mariapoli se, come gli individui, anche i popoli riusciranno a immolare il proprio io sull’ara dell’amor di Dio.

Dice Fede:
“Se un giorno gli uomini, ma non come singoli, bensì come popoli, sapranno immolare loro stessi, il loro regno, l’idea che essi hanno della loro patria, come incenso al Signore, Re di un Regno che non è di questo mondo, Capitano 48 4 1 15degli eserciti, guida della storia, e questo lo faranno per quell’amore reciproco fra gli Stati che Dio domanda, come domanda l’amore reciproco tra i fratelli, quel giorno sarà l’inizio di una nuova era, perché quel giorno, così come è viva la presenza di Gesù fra due che si amano in Cristo, sarà vivo e presente Gesù tra i popoli, messo finalmente al suo vero posto di unico Re, non solo dei cuori, ma delle nazioni: sarà il Cristo Re.
I popoli cristiani o i rappresentanti di essi, dovrebbero saper immolare il loro io collettivo. Questo è il prezzo. Del resto non di meno si chiede a ciascuno di noi per la consumazione dei nostri animi in unità.
Forse sono questi i tempi in cui ogni popolo deve oltrepassare il proprio confine e guardare al di là: è arrivato il momento in cui la patria altrui va amata come la propria, in cui il nostro occhi ha da acquistare una nuova purezza. Non basta il distacco da noi stessi per essere cristiani. Oggi i tempi domandano al seguace di Cristo qualcosa di più: una coscienza sociale del cristianesimo il quale edifichi non solo la propria terra secondo la legge di Cristo, ma aiuti l’edificazione di quelle altrui col gesto universale della Chiesa, coll’occhio soprannaturale donatoci da Dio Padre che dal cielo vede le cose in modo tanto diverso da noi.
Occorre vivere il Corpo Mistico di Cristo in modo così eccellente da poter tradurlo, per così dire, in Corpo Mistico sociale.
La storia non è fatta che di guerre e noi, bambinelli, dai banchi della scuola, abbiamo quasi imparato che le guerre sono buone, sono sante, quasi la salvaguardia della propria patria. Può essere così e alcune volte è stato così.
Ma se noi sentiamo riecheggiare nel nostro animo gli appelli dei Papi sentiamo quanto essi paventassero per l’umanità la guerra e come essi scendessero, chiamati o no, fra i governanti a cercare le ire e gli interessi e ad allontanare  la terribile sciagura della guerra con la quale tutto si perde, mentre con la pace tutto è guadagnato.
Non possono essere benedetti questi scontri di fratelli da quel Dio che incarnandosi ha detto: “A chi ti percuote la destra mostra la sinistra…”; da quel Dio che ha ben altri mezzi per vendicare i diritti dei singoli figli suoi e dei suoi popoli.
Egli benedice la Pace perché la Pace ha impersonato.
Ed Egli può governare sulla terra solo nella pace.
Ma, a parte il fatto che se il rapporto fra i cristiani è il mutuo amore, il rapporto fra i popoli cristiani non può non essere il mutuo amore, per quella logica del Vangelo che non cambia; c’è un vincolo che già unisce i popoli fortissimamente ed è un vincolo che voce di popolo, di ogni popolo, ha già proclamato, quella voce di popolo che è così spesso voce di Dio… Questo vincolo sotterraneo e nascosto e custodito nel cuore di ogni nazione è Maria!
Chi riuscirà a distogliere i brasiliani dall’idea che Maria è la Regina della terra?
Chi potrà negare ai portoghesi che Maria è la Nostra Signora di Fatima?
Chi non riconoscerà ai francesi la Bella piccola Signora di Lourdes?
E ai polacchi la Madonna di Cestokowa?
E agli inglesi l’essere – la loro terra – Feudo di Maria?
E chi potrà negare che Maria è la Castellana d’Italia?
Quante volte i popoli nella storia si sono rifugiati vicino a quelle roccaforti mariane, basiliche o santuari, quasi per farsi proteggere sotto il manto della Madre quando popoli fratelli combattevano contro di loro!
Tutti i popoli cristiani l’hanno già proclamata regina loro e dei loro figli.
Ma una cosa manca e questa non la può fare Maria, dobbiamo aiutarla noi: manca la nostra collaborazione perché i popoli come tanti fratelli uniti vadano da lei a riconoscerla insieme Regina e Madre.
Noi possiamo incoronarla tale se con la nostra conversione, con le nostre preghiere, con la nostra azione togliamo il velo che ancora copre la sua corona, la corona pur donatale dal Papa quando tempo addietro – dalla cattedra infallibile – la proclamò Regina del mondo e dell’universo.
Quel pezzo di mondo che sta nelle nostre mani dobbiamo deporlo ai suoi piedi”».

 

(tratto da Igino Giordani, Storia di Light, inedito)

Nelle foto: Giorgio Marchetti (Fede) con Igino Giordani a Rocca di Papa durante un Congresso gen (Generazione Nuova del Movimento dei Focolari), negli anni settanta; e con Don Foresi, Chiara Lubich e Igino Giordani nel 1974.

Pubblicato il: 19/05/2016Categorie: Giordani scrittore

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