Un profeta della spiritualità di comunione
L’impegno nella Commissione teologica deputata all’esame delle opere di Giordani mi ha offerto l’opportunità di rileggere e meditare a fondo il Diario di Fuoco. Ho così potuto assistere dal vivo allo snodarsi sorprendente e affascinante del filo d’oro che attraversa la storia della sua anima. In verità – e di ciò Giordani è sempre più stupito e grato testimone – è Dio stesso che con impeto dolce ma irresistibile domina il racconto. D’altra parte Giordani è davvero un’anima-Chiesa, come amavano dire i Padri.
Queste pagine descrivono infatti, nella più perfetta corrispondenza ai canoni della grande spiritualità cristiana ma insieme con importanti elementi di originalità, il “santo viaggio” di un cristiano che si è fatto eco fedele, anzi pioniere e profeta, non solo di quella spiritualità del Corpo mistico di Gesù le cui basi dottrinali sono riproposte, dopo fervidi decenni d’impulsi spirituali e di ricerche teologiche, dalla Mystici Corporis di Pio XII (nel 1943), ma anche di quella spiritualità della comunione stupendamente illustrata in esordio del terzo millennio, e sul fondamento del ricco magistero dottrinale e spirituale del Concilio Vaticano II, dalla Novo millennio ineunte di Giovanni Paolo II. Spiritualità di comunione, di cui, tra la Mystici Corporis e il Vaticano II, s’è fatto interprete e testimone come prontamente intuito da Giordani il Movimento dei Focolari, in virtù dello specifico carisma dell’unità donato da Dio a Chiara Lubich. Così che queste pagine, mentre attestano limpidamente i vertici di unità con e in Dio Trinità raggiunti da Giordani, chiedono adeguato e appassionato studio e incarnazione per sviscerarne la preziosa eredità e l’attualissima dottrina che racchiudono come segno di ciò che lo Spirito dice oggi alla Chiesa e al mondo.