Qualcosa di straordinario… Il rapporto di Igino Giordani con Danilo e Anna Maria Zanzucchi

Danilo Zanzucchi, fra i primi focolarini sposati e fra gli iniziatori del Movimento Famiglie Nuove, si è spento serenamente il 16 novembre 2022 all’età di 102 anni nella sua abitazione di Grottaferrata (Roma),  attorniato dalla moglie Anna Maria, dai loro cinque figli (Chiaretta, Michele, Mariannita, Giovanni e Francesco) e alcuni dei 12 nipoti. Anna Maria, che ringraziamo di cuore, ci ha messo a disposizione questo testo, scritto a due mani, preparato per un convegno in ricordo di Igino Giordani, nell’anniversario della sua morte, il 18 aprile del 2010. Testimonia un rapporto profondissimo e ci fa conoscere sfumature intime e intense della figura di Giordani.

Danilo Zanzucchi

Avevo conosciuto il nascente Movimento dei Focolari nel ’50 a Milano, e  ne avevo parlato poi ad Anna Maria nel ’52. Sposati da pochi mesi, siamo andati in una delle prime Mariapoli (n.d.r. incontro estivo del Movimento dei focolari) a Tonadico di Fiera di Primiero. Era il13 agosto 1953.

Una delle prime persone che abbiamo incontrato è stato Igino Giordani, chiamato da tutti Foco.

Agli inizi degli anni quaranta – c’era il regime fascista – avevo avuto tra le mani un libro di Giordani. Era appena scoppiata la guerra e tutto allora parlava di odio. Quelle pagine libere mi avevano fatto balenare nell’animo un modo cristiano, eroico, aperto, di vivere, di amare.

Ed eccoci, qui a Tonadico con Giordani. Era lì con noi, in un bel maglione azzurro, davanti ad una casa di montanari, circondato

da alcuni sposati. Mi sentivo un po’ in soggezione, sapevo che era una personalità, grande scrittore, giornalista, uomo politico – era deputato.

Invece Foco si è subito interessato di noi. Sposato come noi e padre di famiglia ci ha fatto intuire una dimensione grande del nostro essere sposati e quale prezioso aiuto avremmo potuto ricevere dall’Ideale di unità di Chiara Lubich e dei focolari anche per la nostra vita di famiglia. Ne fummo presi.

Il mattino dopo mi avvisano che è arrivato De Gasperi, allora capo del Governo italiano, in visita a Chiara. Vado di corsa alla casa di Chiara. Ricordo la preoccupazione del maresciallo di polizia che accompagnava De Gasperi; nella sala dove Chiara e Foco stavano incontrando De Gasperi c’era troppa gente, c’era pericolo che il pavimento non reggesse. C’erano focolarini anche sul davanzale delle finestre. Dopo un colloquio di più di un’ora, sono scesi Chiara, Foco e De Gasperi. Sono rimasto a bocca aperta nel vedere Chiara, una giovane della mia età, con queste personalità così importanti. Ci si è avviati alla macchina di De Gasperi cantando: Tranvier, studenti, medici, speziali e deputati venuti qui in Mariapoli son già parificati!

Anche De Gasperi si è messo a ridere, perché si riteneva compreso in questa categoria! Che emozione!

Anna Maria Zanzucchi

Il nostro rapporto con Foco in quegli anni era molto profondo. Quando venivamo a Roma dalla nostra città, Parma, per gli incontri dei focolarini sposati, stavamo con lui; rispondeva alle nostre domande, ci parlava della sua storia, di come vedeva l’Ideale nella vita della famiglia, ma anche nella storia della Chiesa e dell’umanità. Momenti speciali sempre. Per noi sposati era un modello.

Per cui noi e tutti i focolarini sposati gli scrivevamo spesso e lui ci rispondeva sempre, ci incoraggiava, ci spronava ad andare avanti.

Ecco lo stralcio d’una sua lettera del 1956 a me indirizzata: «Carissima Anna Maria, ti sono molto grato della lettera che mi scrivi. Essa mi conferma che ti sei messa a vivere con coraggio, dirittamente, senza più voltarti indietro. È la gran prova questa: vedere se dei coniugati, nel tempo nostro, con le difficoltà di oggi, sono in grado di attuare la loro chiamata alla perfezione della carità. Ci dobbiamo riuscire, vero?».

Qualche tempo dopo in un’altra lettera – è del 1961 – ci fa intravedere anche l’apertura di questa vocazione sul mondo (Chiara diceva spesso che Foco le «rappresentava l’umanità»): «Quanto mi esponi vale a confermarmi (oltre che a confortarmi) sulla validità della nostra vocazione di anime consacrate per un mondo sconsacrato: vocazione per cui si inizia la consecratio mundi dal principio: dalla famiglia… in cui sotto la guida del Padre celeste e della Madre immacolata, si convive con Gesù: e in questa luce uomini e cose compongono una trama bellissima, d’amore e di razionalità. Ora la tua conferma, il tuo incoraggiamento, sono per me di un valore enorme, perché in te e in Danilo e nella vostra famiglia sempre ho veduto in immagine il tipo di convivenza che vogliamo costruire, sotto la luce stupefacente di Chiara, madre nostra, maestra nostra».

Danilo

Nei primi anni ’60 siamo stati invitati a casa di Foco e abbiamo conosciuto anche Mya, la moglie di Giordani, una persona molto intelligente, vivace; era una cantante, un’artista. Si volevano molto bene. Hanno avuto quattro figli: una famiglia unita, bella. Ad un certo momento Mya ha avuto dei problemi di salute. In questo periodo difficile ha ostacolato Foco anche per il suo frequentare il focolare. Le sembrava che sottraesse amore alla famiglia. E Foco le diceva: “Se io amo Dio, tanto più  amerò te e la mia famiglia”. Per molti anni c’è stata questa incomprensione, che ha fatto soffrire molto Giordani, che continuava a volerle molto bene e  a  starle vicino il più possibile.

Così Foco ha commentato questa situazione in una lettera ad Anna Maria (16. 12. 60):

“Veramente tutta la mia vita di focolarino è stata una via crucis, perché dibattuta sempre tra l’amor di Dio e l’amore della famiglia: tra i due, almeno al vertice, io non sono ancora riuscito a mettere armonia e ordine. E sì che ho sempre desiderato (e pregato) una convivenza familiare che fosse la continuazione (e partecipazione) della convivenza di Nazareth: che fosse, giorno per giorno, l’attuazione della sapienza che Chiara ci dona. Il fallimento è mio, dovuto al mio scarso amore per Gesù Abbandonato.

Ma, anche esso – il fallimento, l’ombra, la tenebra – vale a farmi apprezzare di più la bellezza della nostra famiglia soprannaturale: e vale a tenermi nell’umiltà, perché, per il privilegio donatomi d’aver innestato tra gli sposati, per primo, questo ideale, certamente sarei montato in superbia”.

Ad ogni incontro di focolarini sposati o delle famiglie, Foco partecipava in vari momenti, veniva sempre con Chiara, o veniva a parlarci. Ogni volta la sua presenza e la sua parola faceva fare uno scatto al raduno. Era sempre portatore di serenità, di slancio, di apertura, di gioia.

Nel 1975, venendo a portare il suo saluto ad un incontro di focolarini sposati da tutto il mondo – la sala era zeppa -, ci salutò scherzosamente così: “Igino Giordani è vecchio, sta male, ma Foco sta benissimo!”.

Poi proseguì: “Voi non immaginate che cosa provi a vedervi così fusi e così fitti, perché non ci sono più posti qui. Chi si sarebbe immaginato trent’anni fa una cosa simile? Io la sognavo fin dalla prima gioventù…studiando i Padri della Chiesa, ma mi pareva che ormai fosse impossibile… Soprattutto mi sembrava ormai impossibile l’unione degli sposati, dei laici in genere con i consacrati. Oggi vedo realizzarsi questo in maniera meravigliosa…Qui è avvenuto qualcosa di straordinario, che anche noi sposati siamo consacrati. Ricevo lettere da tutto il mondo, che mi commuovono; scopro persone completamente immerse in Dio”.

Nel ’74 la moglie di Giordani si è ammalata gravemente e Foco l’ha assistita in ospedale con un amore che non era un pazientare, era una pienezza d’amore, era condividere fino in fondo le sofferenze di Mya. Commossa dalla testimonianza d’amore di Foco si è riaccostata ai sacramenti. Negli ultimi tempi riceveva Gesù Eucarestia tutti i giorni con Foco. Poco prima di morire gli ha detto: “Nessuno mi ha amata quanto te”. Foco ci ripeteva spesso una frase di San Giovanni: “Dove non c’è amore, metti amore e troverai amore”.

Alla morte di Mya, Giordani, d’accordo con i suoi figli, si è trasferito a Rocca di Papa, in focolare, a fare vita comune coi focolarini. E lì ha vissuto fino alla morte.

Anni bellissimi, per Foco e per tutti noi che lo incontravamo a passeggio in giardino o nella hall e si intratteneva volentieri, con focolarini e focolarine che ha sempre considerato come un grande dono di Dio all’umanità; dialogava con adulti, con ragazzi, anche con i nostri figli: si sedeva fuori sulla panchina, e felice ascoltava, amava. Qualche volta ci ha invitato a pranzo. Chiara era spesso da lui, e Foco ha vissuto un periodo stupendo di unità con lei, di luce che irradiava intorno.

Anna Maria

Poi nel ’79 – ’80 Foco si è ammalato. Un giorno siamo stati noi due da Foco. L’abbiamo visto lucidissimo. Con uno sguardo pieno d’amore ci ha detto: “Certo questa (n.d.r i focolarini sposati) è la più bella novità della nostra Opera… Sarà la salvezza della Chiesa e dell’umanità. Tutto è servito, anche i vostri sacrifici. Il più è compiuto, adesso posso andarmene”.

Poche settimane prima della morte di Giordani, Chiara gli ha chiesto: “Foco, come ti senti spiritualmente?”. E lui ha risposto: “Il Signore ce l’ho al mio fianco”.

Chiara, negli ultimi tempi, era spesso presente alla messa nella stanza di Foco. Momenti altissimi, pur nella normalità. Il dott. Cosimo Calò, il medico di Giordani, ci ha riferito alcune frasi che Foco ha rivolto a Chiara, quando era al suo capezzale: “Chiara, questa è la nostra Messa”. “Questo è veramente il focolare. Chiara è la madre che ha acceso la fiamma”. E ancora:” Grazie Chiara, passerò in Paradiso a ringraziare Dio di avermi dato a te”.

Appena spirato siamo stati da Foco: era di una serenità impressionante. L’unica parola, l’unico sentimento che veniva in cuore era: “Santità”.

Anna Maria e Danilo Zanzucchi

Pubblicato il: 22/12/2022Categorie: Dicono di Lui, iniziative

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