Pasquale Foresi e Igino Giordani

chiara chiaretto foco

È morto il 14 giugno 2015 Pasquale Foresi, considerato da Chiara Lubich confondatore del Movimento dei Focolari. I funerali si svolgeranno giovedì 18 giugno alle ore 15.30 presso il Centro Internazionale del Movimento dei Focolari a Rocca di Papa, e saranno trasmessi in streaming su live.focolare.org.

Lo ricordiamo nel suo intenso rapporto con Igino Giordani.

Scrivere su Pasquale Foresi (Chiaretto, come è conosciuto dai membri del Movimento dei Focolari) e Igino Giordani (Foco), significa entrare nel cuore di un’esperienza spirituale intensa, che entrambi svolsero al fianco di Chiara Lubich. Con lei, vissero le tappe principali della nascita e dello sviluppo del Movimento dei Focolari. A loro, Chiara affidò compiti decisivi; in loro, lesse alcuni disegni sulla nascente opera, che si realizzarono segnando una novità in campo ecclesiale, sociale, teologico e intellettuale. Per tali ragioni, entrambi furono indicati da Chiara come confondatori del Movimento dei Focolari. Nella loro diversità svolsero un ruolo essenziale per la crescita e la diffusione dell’ideale dell’unità, per l’edificazione di opere, per l’apertura di strade nuove sulle quali il nascente movimento avrà modo di costruire le propria fondamenta.

Ancora prima di ritrovarsi nell’esperienza di Chiara, i due avevano avuto modo di intersecare la propria azione. Igino era coetaneo del padre di Chiaretto, Palmiro Foresi, il quale era nato a Livorno il 27 febbraio del 1900, mentre i natali di Igino avvennero 6 anni prima, il 24 settembre 1894, a Tivoli. Entrambi si erano impegnati nelle tumultuose vicende relative all’impegno civile e politico dei cattolici nel primo Novecento.

Abbiamo diverse indicazioni del rapporto che doveva essersi stabilito fra Igino e Palmiro negli anni Trenta e Quaranta, cioè prima della loro attività parlamentare, che li porterà a condividere gli scranni della Camera dei Deputati e dell’Assemblea costituente.

Dunque, Igino Giordani e Palmiro Foresi sono due protagonisti della storia d’Italia della prima metà del Ventesimo secolo. A casa Foresi il nome di Giordani era assai noto, così come alcuni dei suoi scritti. È lo stesso Chiaretto a rivelarci questo dato: «Io devo essere riconoscente a Foco già prima di conoscere l’ideale del Movimento dei Focolari. Infatti lui era uno scrittore cattolico tanto conosciuto e affermato, e io, quando avevo sedici anni, ero incerto sulla mia vocazione che mi è sbocciata anche, in un certo senso, perché ho letto ho letto uno o due libri di Foco. Mi sembra che fosse la vita di sant’Ignazio di Loyola, e forse, se ricordo bene, anche la vita di san Paolo. Comunque, la vita di sant’Ignazio di Loyola mi ha sicuramente fatto tanto bene all’anima. Dopo di che io mi sono avviato per diventare sacerdote. Quindi in un certo senso io sono riconoscente a Foco, anche al Foco pre-Movimento.

Dopo, quando conobbi i focolari, mi dissero appunto che Giordani era deputato al Parlamento italiano. Il mio babbo aveva conosciuto Giordani, questi gli aveva parlato del Movimento, e per questo mio padre invitò una focolarina a Pistoia, dove abitavamo. Quindi il mio legame con Foco è importante, gli devo essere riconoscente perché ha fatto conoscere a mio padre il Movimento e mio padre ha chiamato questa focolarina». (Pasquale Foresi, Castelgandolfo, 20 marzo 1992)

Ora lasciamo la parola a Igino, che scrisse una storia del Movimento dei Focolari nella quale, tratteggiando le figure dei suoi principali protagonisti, trova posto, foco chiarettoovviamente, anche un ritratto di Chiaretto, di cui qui stralciamo qualche riga: 

«Per andare coi ragazzi travolti dalla furia politica del fascismo e dell’antifascismo, era fuggito di casa a 14 anni e s’era trovato tagliato fuori dai suoi, rimasti a Livorno. Aveva liberato 10 prigionieri dai tedeschi ed era stato condannato perciò a morte: s’era eclissato, sottraendosi con la fuga: e in montagna prese la polmonite, che una donnetta dei campi gli curò. Essa fu più tardi conosciuta, si presentò alla prima Messa di Foresi vestita in costume folcloristico.

Finita la guerra, Pasquale entrò in Seminario, a Roma: ma non si trovò soddisfatto; la vita circostante gli pareva poco conforme all’ideale apostolico che ricavava dal Vangelo. I compagni erano in pace: lui no. Dunque – concludeva – “io sono indegno, cattivo…”. Meditò per questo di farsi gesuita pensando che la regola severa della Compagnia di Gesù l’avrebbe domato. Non ne fece niente: e dopo due anni uscì dal Seminario con la convinzione che tutti i compagni meritavano di farsi prete, tranne lui.

Allora conobbe i Focolari. Suo padre ed altri deputati avevano ricevuto da me qualche notizia del Movimento ed io menai Graziella a spiegare l’ideale a un gruppo di deputati. Al Foresi la spiegazione piacque assai e invitò la Graziella ad annunziare quella bella scoperta all’Azione Cattolica di Pistoia.

Graziella andò, solo che – come le capitava – arrivò in ritardo: un giorno di ritardo (per un atto di carità a due creature incontrate in treno e accompagnate a Perugia). Perciò non trovò l’onorevole Palmiro; trovò il figlio di lui, Pasquale.

A casa Foresi s’intavolò tra i due un discorso che si dilatò per un paio di ore. Ella espose la spiritualità e l’azione dei Focolari: il ragazzo ascoltò senza batter ciglio. Addio partita, a cui doveva in quell’ora recarsi. Addio compagni, coi quali doveva far chiasso! “Ma i Sacramenti?” fu l’unica domanda del giovinetto, tra selvatico e mistico. “I Sacramenti? Se potessimo noi faremmo anche due volte al giorno la Comunione”. Uscirono quindi insieme e si recarono da un sacerdote, a cui Pasquale presentò Graziella, dicendo: “Questa signorina ha da dirle cose che non sono da discutere, ma da mettere in pratica…”. Graziella restò un paio di giorni a Pistoia. Tornata a Trento convinse Chiara a invitare questo giovane al convegno natalizio, da tenersi a Casetta Fuoco[1].  

A Natale ivi ci fu un raduno cui parteciparono Giulio Marchesi, Antonio Petrilli, Enzo Fondi, Marino Fornari da Roma e Pasquale Foresi da Pistoia con altri: in tutto 42 persone. Foresi per tre giorni non parlò. Lui era il primo a correre a lato o ai piedi di Chiara e ad ascoltarla con avidità, come assetato. Alla fine scoppiò a piangere e corse a Roma per chiedere al padre il permesso di entrare in focolare. Due cose sono notevoli in quell’incontro: la rapidità con cui Foresi comprese Chiara; l’illuminazione con cui Chiara intravide la missione di quel ragazzo negli anni successivi».

Dunque, il ventenne – siamo nel 1949 – Pasquale Foresi fa la scoperta destinata a trasformare la sua vita. Con il linguaggio di oggi, potremmo dire che era un “giovane in ricerca”, cioè assetato di una verità che non riconosceva nelle cose, pure belle e dignitose, che il mondo circostante gli presentava. Il suo girovagare esistenziale termina quando incontra Chiara.

con prima popeCiò che accade a Pasquale era già stato vissuto qualche anno prima da Igino, seppure con tempi e modalità differenti. (…) L’incontro di Igino con Chiara Lubich, avvenuto nel 1948, generò le risposte che aveva da sempre cercato. Proprio come accadde a Pasquale Foresi il quale, quando si trovò al cospetto di Giordani, insigne scrittore noto e stimato nella cultura italiana e nella Chiesa, subì all’inizio il fascino della celebrità del personaggio. Prestissimo, però, ogni imbarazzo venne fugato, e fra i due ci fu un rapporto fraterno:

«Foco per me era un grandissimo personaggio. Era, oltre che un deputato illustre, soprattutto un grande scrittore cattolico, di cui avevo letto anche un altro libro, intitolato Scontri e incontri. Si trattava di alcune sue polemiche con i giornalisti. Era interessante, anche se mi era piaciuto meno dei libri sui santi che avevo letto. E mi ricordo che ero imbarazzatissimo quando mi presentarono questo Giordani come uno del Movimento. Ero molto impressionato dalla sua figura. Ma vidi presto che era anche una persona semplice, piena di amore, piena di carità verso tutti, e quindi incominciai a fare l’unità con Foco. Dopo un po’ Chiara mi disse che io avevo un incarico nella vita del Movimento, analogo, ma inferiore mi sembrò anche, a quello che aveva Foco. Quindi dovevo fare con lui un’unità ancora più grande. E ricordo che quello che più apprezzavo di Foco è che aveva scoperto che Chiara non era un’anima santa, un’anima bella soltanto, ma che avrebbe avuto una grande influenza nella vita della Chiesa cattolica. Lui, che conosceva tutta la storia della Chiesa e le vite di tanti santi, e ne aveva scritte tante, si era reso conto che il compito di Chiara era un compito un po’ eccezionale, un compito particolare. E Chiara, che viveva con le focolarine, e con i focolarini con tanta semplicità, era stata così scoperta da Foco e, in certo senso, la faceva scoprire anche a noi. E infatti poi si è visto quel Movimento che è nato».

Il rapporto tra Chiaretto e Foco, dunque, è il rapporto fra due «disegni» della medesima opera. Essi sono accanto a Chiara Lubich e la seguono nel percorso della fondazione del Movimento dei Focolari. Contribuiscono alla sua definizione, rendono visibili le sfide e le opportunità che la nascente esperienza spirituale deve affrontare. Il primo è un sacerdote, dotato di innumerevoli talenti soprattutto nella realizzazione dei progetti di ampio respiro che il Movimento si propone. Il secondo è un uomo sposato, padre di 4 figli, impegnato nei tanti settori della vita civile come la stampa, la politica, la cultura, dove s’incontrano uomini e donne di ogni estrazione, di ogni vocazione professionale e religiosa. (…)          

Concludiamo con la poesia che Foco dedicò a Chiaretto nel 1950:

Immagine di Chiara, luce sola

Chiaretto è Chiara in mezzo a noi che splende,

incarna l’Ideale di cui scuola

il focolar per sua sapienza rende.

Siede tra noi qual Cristo giovinetto,

centro d’un’unità clarificante,

figlio, fratello e padre a un tempo eletto;

e ci arde il cuore nel vederlo innante.

Di lui l’araldo è Foco che gli mena,

quant’anime raduna per la via

alla sapienza sua certa e serena.

E mentre attende di salire all’ara

Chiaretto le fa ancelle di Maria

Per poi donarle, puri fiori, a Chiara.

                                                           (Foco 1950)

Alberto Lo Presti

(tratto da L’unità si fa storia, Armando Droghetti ed., Città Nuova, Roma, 2015)



[1] Con questo nome si soleva indicare l’appartamento situato in piazza Cappuccini n. 2 a Trento, dove abitava Chiara Lubich con le sue prime compagne e dove è nato quindi il primo focolare.

 

 

Pubblicato il: 15/06/2015Categorie: Dicono di Lui

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