Pace in terra…

natale

Le parole di Igino Giordani, da un articolo del dicembre 1958, ci indicano la via…

Anche quest’anno il Natale accende i lumi di pace e di perdono agli orli d’una terra, su cui seguita a incombere il pericolo d’una guerra.

La Chiesa non si stanca di ripetere l’annunzio di vita, che da Betlemme dilatò la novella della pace agli uomini di buona volontà; e ancora ci invita a meditare sul significato vitale di quella nascita.

Nel Natale il Creatore stesso celebra la germinazione della Vita. Il Natale è la negazione della morte: la vittoria sulla morte. Inizia difatti una vicenda che culmina nella resurrezione, e cioè nella morte della Morte.

In quel bambino, che Maria e Giuseppe contemplano adorando e che gli Angeli vegliano osannando, e a cui, nei secoli, milioni d’anime innamorate non finiscono di ripetere, in prosa e in rima, con canti e con respiri, la propria commozione di redenti, è il seme d’un Crocifisso, per amore. Nasce in Lui quel che Simeone chiamerà «segno di contraddizione» a «rovina e resurrezione di molti». Apparirà quale agnello di Dio, quale luce delle genti, quale pastore e re: guarirà infermi e ravviverà morti; perciò sarà tradito e flagellato, respinto dal popolo e messo su un patibolo… Il bene si paga; la libertà fiorisce dal sangue; la Vita si ricostituisce sulla morte.

E dunque, godiamo delle melodie di cornamuse e viole, tra rami d’alberi, lungo corsi d’acqua immaginaria. Ma ricordiamo anche che la salvezza da questo bambino addotta, la Vita da Lui donata non è un effetto magico, ma è frutto di lotta, di distacchi sin dalla famiglia, di strappi sin dalla patria; è sangue e spine e dileggi e morte.

Ogni neonato, col battesimo, è investito della missione di ripetere Cristo, ripeterlo dalla culla alla resurrezione, attraverso il passaggio inevitabile della croce. Ieri, come oggi, questa zona depressa della società ha bisogno d’esser fatta rifiorire: solo Cristo può farlo. Tocca a ognuno di ridonarle Cristo, ripetendone il Natale, in qualche modo, e accettandone la croce: come Maria. Maria che diede a noi Gesù e stette intrepida sotto la croce eretta da Pilato, com’era stata amorosa sopra la mangiatoia nel censimento di Augusto.

La via è aperta a tutti. Quella stessa per cui Dio nacque agli uomini: Maria. Per Maria è dato agli uomini di nascere a Dio.

in: «Il cappellano del lavoro», Dicembre 1958

Pubblicato il: 23/12/2011Categorie: Giordani scrittore

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