Le Palme
… E il popolo, con tutte le sue mutazioni e deficienze, sentì in Gesù uno dei suoi: il proprio capo e medico e maestro e salvatore; uno che faceva il bene anziché il male; che amava anziché odiare; che serviva anziché asservire.
L’esplosione del sentimento popolare s’ebbe all’ingresso di lui a Gerusalemme, l’ultimo sabato, quando le turbe – o come si dice ora le masse -, con una spontaneità gioiosa gli allestirono un’accoglienza trionfale.
Non c’erano guardie in corazza, non maggiorenti in decorazioni, né cavalli né cocchi… c’erano bambini osannanti, lavoratori che acclamavano, donne che piangevano, tra una pioggia di cespi verdi… E dall’alto c’era il sole che sommergeva nella chiarità tripudiante.
Il popolo affermava la sua potestà imponendo alla città santa la regalità pacifica di un suo figlio, che cavalcava un giumento.
A Lui sempre torna il popolo, riguardandolo come suo capo, che sotto il sole e tra le palme, entra sorridendo tra i suoi, a esercitare una autorità che è carità: e cioè servizio, chè Egli – e qui è la sua grandezza – era venuto per servire e non per dominare: e aveva provato il suo amore con la sua sofferenza; aveva dato la vita agli altri con la morte propria. “Nessuno ha un amore più grande di chi dà la vita per i suoi amici”.
(Igno Giordani, «La Via» 1952)