L’impronta trinitaria nella società umana
Nella società redenta ricorrono tre gradi, o tre stati: – sacerdozio, verginità, matrimonio – distinti e uniti, convogliati a farsi l’unico Cristo. La relazione armonica tra i tre stati perciò risulta insostituibile. E’ facile scorgere il beneficio vitale che sacerdozio e verginità apportano alla convivenza naturale. Ma anche il matrimonio contribuisce ad accrescere la vita ecclesiale, col sacerdozio regale, con la castità coniugale, con la creazione di nuove membra alla Chiesa.
E’ il matrimonio naturale che genera vergini e sacerdoti e dilata coi figli il Corpo mistico. I padri e le madri raggiungono in tale risultato la dignità maggiore; partecipano all’economia divina. La famiglia che dà una vergine (Maria) o un sacerdote (Gesù) – o entrambi – è, a doppio titolo, una Chiesa, inserita nel circuito della Trinità: assolve una funzione redentrice. A sua volta la vergine diviene madre spirituale del laicato, a cominciare dai genitori; e il sacerdote ne diviene padre spirituale. E’ un ricambio umano-divino, in unità: l’unità dell’Uomo-Dio, di cui incarnano il volere.
In siffatta luce si vede come intimamente la convitalità nell’unico organismo teandrico – il Corpo mistico di Cristo – metta i laici in relazione solidale di collaborazione col sacerdozio e la verginità: membra del Corpo mistico, anche i laici partecipano alla vita di Cristo – ed è una vita verginale, di assoluta purezza, perché vita della Chiesa, che è vergine e madre come Maria – e, fatti partecipi delle attività di Cristo, compiono mansioni che si manifestano anzitutto come sacerdozio. I laici perciò verginizzano lo spirito e tributano a Dio un sacrificio salutare, già offrendo, come proprio, il sacrificio dell’altare e aggiungendo ad esso il sacrificio di se stessi, ostie viventi.
I.Giordani, Laicato e sacerdozio, Città Nuova, Roma 1964, pp.185-188.