Il nome della Vergine era Maria
“Quando arriva a Maria
Maria. Un nome che non si finisce mai di pronunziare; e che ogni volta dona gioia. Nella salutazione angelica, che solca la vicenda umana come una fontana di letizia, milioni di creature ogni giorno più volte così la chiamano.
E così la chiamavano i genitori e i parenti e i vicini di casa a Nazareth. E così ad ogni ave torniamo tutti a chiamarla familiarmente, allo scopo di chiedere la sua intercessione in questo esperimento della vita che culmina nella morte, varco alla perenne vita. «Maria»: al pronunziare quel nome il cuore balza in petto come il bambino nel seno di Elisabetta, «ed Elisabetta fu ripiena di Spirito Santo». «Maria» […]: la gioia di dire quel nome che aduna tante cose belle, poiché riassume i misteri dell’amore. Il nome femminile dell’Amore.
A distanza di secoli, noi, a mo’ dell’arcangelo e di Giuseppe, a mo’ di tutti i santi e di tanti peccatori, seguitiamo a chiamarla cosi: Maria; cinquanta, cento e più volte al giorno, senza scortare mai quel nome con titoli di nobiltà, epiteti di boria, patenti di primato. A noi piace – come piace a lei – di avvicinarla, non di distaccarla, per avvicinare lo Sposo, che con lei fa unità. La ressa delle strade, il turbine delle passioni, la traccia dello spirito sono venati, solcati da quel nome, su cui transita l’amore da terra a cielo. L’umiltà avvicina e l’amore unifica; ed è il più grande tributo. […] E dunque dire quel nome in ogni circostanza e ambiente è penetrare di colpo in un’atmosfera di divino, è accendere una stella nella notte; aprire una sorgiva di poesia in una plaga tecnologica; far fiorire di gigli una palude.
(Igino Giordani, Maria modello perfetto, Città Nuova, Roma 1967, pp. 18-20).