Colloquio confidenziale con lo scrittore Igino Giordani

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Ripubblichiamo una interessante intervista fatta a Igino Giordani negli anni cinquanta, apparsa sul giornale La Trebbia, diretto da Bobbio, del 5 settembre 1959. Uno spaccato della vita di Giordani e dei problemi politici e sociali di quegli anni, ma di grande attualità.

Dalla cazzuola alla penna – Cinquanta volumi più noti in Cina che in Italia – Un arguto giudizio sulle «preferenze» elettorali – Un rimedio per i «ted­dy boys» – Il nostro tempo è pieno di diavoli ma anche di santi

Igino Giordani, i cui 49 volumi di apologetica e di scienze religiose sono divulgati un po’ in tutte le lingue, fino a 13 anni non maneggiò la penna, ma la cazzuola del muratore, insieme al padre, che era un operaio edile. A quell’età entrò in Seminario, dove percorse il curriculo degli studi fino alla prima liceo. Partecipò come ufficiale alla prima guerra mondiale e si guadagnò una medaglia d’argento e una frattura al femore e alla mano destra, che gli costò tre anni di ospedale e non è completamente guarita. Capo dell’Ufficio Stampa del P.P.I., scrittore insieme con De Gasperi alla Biblioteca Vati­cana, deputato in varie legislature, copre ora il ruolo di Bibliotecario di Montecitorio, dirige «Città Nuova» un periodico religioso edito a Roma in via Libia. Ha 65 anni, è padre di quattro figli e nonno di due nipotini. Alcune sue opere hanno avuto una enorme risonanza come «Segno di contraddizione», che è alla quinta edizione, «Il messaggio sociale di Gesù» 6 edizioni, a «Le Encicliche sociali dei Papi» che è diventato un testo classico della sociologia cristiana.

 – Lei è tra i più noti scrittori cattolici d’oggi. Ci può dire quanti volumi ha scritto nella sua car­riera di scrittore ormai lunga di 40 anni? E quan­ti hanno riscosso più lar­go successo?

Non ho avuto mai il tempo di contare i volumi scritti: penso che siano, più o meno, una cinquantina. Il maggior successo lo hanno avuto: «Segno di contraddi­zione », «La città murata», «Il messaggio sociale di Ge­sù », « Pio XI negli Stati U­niti», «La divina avventura».

– Qual’ è stato il suo primo libro apparso nelle librerie italiane?

Il primo libro, proprio… libro, è stato «Rivolta catto­lica», edito da Piero Gobetti.

– Ci può anticipare quali nuovi lavori ha in cantiere?

Sta per uscire una vita di S. Vincenzo de’ Paoli, per il centenario della sua morte; ed è in preparazione una biografia di Pio XII.

– Quali sono le diffi­coltà e le gioie più grandi, che ha incontrate nella sua vita di scrittore cat­tolico?

La difficoltà più gran­de, per uno scrittore italia­no, specie se cattolico, si ri­trova in quel complesso d’in­feriorità per cui a priori è stimato e ricercato, più un libro uscito all’estero, di au­tore straniero, che un libro, anche se di pari e maggior valore, uscito in Italia. Per­ciò, parecchi anni fa, a un congresso di scrittori, lanciai l’idea di presentare al pub­blico i nostri libri come…. tradotti da lingue straniere, con nomi esotici. Rimasi di stucco, quando, vent’anni fa un ambasciatore di Cina mi disse che i1 mio nome era più noto, in Cina che in Italia.

– Oltre che scrittore è stato ed è tuttora fonda­tore e direttore di nume­rosi giornali e riviste cattoliche. Quali sono state le più importanti?

Diressi il Popolo Nuovo del Partito Popolare, colla­borai con Donati al Popolo, all’inizio del fascismo, quan­do fondai Parte guelfa (ri­vista sociale cristiana, anti­fascista). Poi diressi Fides, e ancora la dirigo. Fondai il Quotidiano di Roma, diressi il Popolo della D.C., lanciai e diressi il settimanale La via.

– Per quali ragioni si è ritirato dalla vita poli­tica attiva?

Non mi sono ritirato dalla politica: sono stati gli elettori a non eleggermi. Cir­ca i motivi si pensi a certi fenomeni, in certi luoghi, gen­erati dal gioco delle pre­ferenze, al quale Sturzo die­de il nome di fratricidio. Più umilmente a me apparve cannibalismo…

– Quali indirizzi pra­tici suggerisce per risol­vere i grandi problemi del momento, dalla pace del mondo alla serenità delle famiglie, dall’educazione dei figli al ricupero della gioventù bruciata e dei teddy boys?

Circa i vari problemi sociali e pedagogici accen­nati ritengo che la soluzio­ne stia in un cristianesimo consapevole, liberato da in­crostazioni umane. Sono del parere del ministro inglese Stafford Cripps, il quale di­ceva che una democrazia si regge solo se guidata da una vita di preghiera. E così la famiglia. I teddy boys cer­cano nel crimine e nel chias­so una evasione dalla vita di mediocrità costruita dal materialismo vuoi ideologico (marxista) vuoi tecnologico (capitalista), da cui è stata messa a1 centro – vertice – della vita dell’uomo l’eco­nomia, il Mammona. I ra­gazzi hanno bisogno di eroi­smo: e perciò accettano quelle forme di vita religiosa che chiedono una donazione to­tale. Quanto sbagliano quelli che propongono una fede dimezzata, adattata, annacquata…

– Come studioso di so­ciologia e di scienze sto­riche e teologiche, crede che il nostro secolo pre­senti una diagnosi completamente negativa ri­spetto al passato?

No, il nostro secolo ò pieno di diavoli a piede li­bero come nessun tempo, ma – è anche pieno di santi, come nessun tempo. Il Papato non è mai stato così prestigioso. Il mondo non è stato mai saturo di idee cristiane – libertà, uguaglianza, giusti­zia sociale, solidarietà, pace – come oggi. Si tratta di impedire che questa ricchezza di idee-forze cristiane sia ghermita dal comunismo. Contro di questo non c’è che la comunione cristiana, proiezione del corpo mistico nell’organismo sociale.

 

(servizio di FRANCO MOLINARI )

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Pubblicato il: 22/08/2014Categorie: Dicono di Lui

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