Un’anima-umanità

Un docente universitario che aveva letto Diario di fuoco, mi diceva di aver visto in Giordani un “mahatma”, cioè una “grande anima”, come quel Gandhi che ha  segnato una tappa nella storia dell’India e dell’umanità.

Il nostro Foco, stretto, come tutti, nei limiti di spazio e di tempo del quotidiano, li ha di continuo travalicati proiettandosi verso l’immenso.

Qualche dato significante. Nella tragedia della trincea egli “sente” la vicinanza di Dio; e comprende il Suo permettere la guerra perchè tutti si riscopra  “il bisogno d’amore tra le genti” (1919). Nella polemica del dopo-guerra caldeggia una “Internazionale cristiana” che insegni ad “elevare e allargare l’amor patrio all’amore all’umanità” (1921).

Canta: “mi sento cittadino dell’universo”; ed esalta la fraternità universale basata su di una antropologia razionale: “siamo fratelli anche per diritto di natura madre unica” (1925). È fraternità rafforzata da una fede assoluta nella comune figliolanza dell’unico Padre, approfondita dallo  scoprire la “consanguineità universale” con Cristo e fra di noi come effetto del sangue da Lui sparso per tutti (1937), illuminata dall’ispirarsi al Corpo Mistico di cui parla l’apostolo Paolo, (ne sceglie una conseguenza in genere non molto valorizzata: “siamo membra gli uni degli altri “,  (Rm 12,5) (1938).

Questa antropologia teologica egli la fa guida di vita personale; ma ne trae anche conseguenze storiche, culturali, politiche, e le propone per tutti in libri, articoli, interventi parlamentari.

Nell’auspicare la formazione degli Stati Uniti d’Europa, li presenta come “prima fase” per giungere alla “solidarietà internazionale di tutti i popoli” (1924). Spiega il senso della “universalità cristiana”; essa “non è valore solamente numerico o geografico: poiché include anche il tempo e il pensiero, abbracciando cielo e terra, divino e umano, l’arte e la scienza, i popoli e l’umanità” (1938).

Come deputato, acquista più vigore dall’incontro con Chiara; ed esorta il governo, di cui gran parte sono cristiani, a svolgere un “ministero di riconciliazione” tra i due blocchi dell’ovest e dell’est ai tempi della guerra fredda; sostiene la “razionalità” di una “politica della carità e non dei cannoni”; propone il disarmo generale controllato (1949-1951).

Come pensatore che osserva, con occhio ora ancor più penetrante, i segni dei tempi, nota che alle dichiarazioni d’indipendenza d’una volta oggi vanno subentrando le “dichiarazioni d’interdipendenza” (1969); e che economisti e statisti, anche per l’incubo della bomba atomica “premono verso l’unificazione” della famiglia umana. “E’ la storia, è la vita – conclude Giordani – che s’incarica di dar ragione alla universalità cristiana” (1961).

Egli ha una fede: “la storia è un quinto Evangelo, che conferma la razionalità degli altri quattro” (1969).  Dio ci parla attraverso gli eventi, che dimostrano come dal rifiuto dei valori evangelici nascano odi, famiglie decomposte, disordine sociale, guerre, mentre dalla loro accettazione fiorisce l’amore tra le persone e tra i popoli, che genera armonia famigliare, giustizia sociale, libertà, pace (1964).

Il nostro Foco vede nella storia la natura che spinge verso l’unità planetaria (oggi penseremmo alla globalizzazione del bene).  E profetizza un sogno: che l’umanità si organizzi e si santifichi sì da diventare “un’unica Chiesa e un unico Stato” (1961).

È utopia! Ma è aspirazione del profondo del cuore.  È il “m’illumino d’immenso” della sua anima, davvero pura, davvero grande.

 

Tommaso Sorgi

Pubblicato il: 15/03/2007Categorie: Dicono di Lui

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