Dare la vita senza risparmiarsi
Vittoria (Aletta) Salizzoni, una tra le prime compagne di Chiara Lubich, è tornata alla casa del Padre. Maria Voce, Emmaus, presidente del Movimento dei Focolari, l’ha definita un modello di chi “dà la vita senza risparmio”. Riportiamo qualche stralcio della sua vita raccontato da Igino Giordani.
“L’anno seguente (1945) venne Aletta Salizzoni di Trento. Una ragazza con volto da bambina, che aveva 20 anni e faceva la commessa di negozio. Un giorno da una sua amichetta sfollata fu condotta a piazza Cappuccini in un Collegio studentesco per ascoltare una brava ragazza che avrebbe svolto il tema di un ritiro. Aletta sin dai tredici anni aveva sentito la chiamata di Dio, ma aveva sempre paventato la prospettiva di dover chiudersi in clausura.
Così andò a piazza dei Cappuccini con certa paura. Era la sera. All’ingresso si accedeva anche in una cucina; e là trovò la Natalia che impastava il pane; un pane speciale – come seppe – destinato a Chiara, la quale soffriva di disturbi allo stomaco. Aletta fu edificata da quell’atto di carità. Nella sala del ritiro trovò Chiara che pettinava la Graziella; una pettinatura a cui si dava lietamente un significato mistico, perché avveniva dopo il voto fatto a Dio di Graziella la notte precedente. E il voto era visto come sponsalità col Re dei re.
Nella sala parlò un padre Cappuccino e poi conversò dal suo sedile Chiara (Lubich), la quale trattò il tema del Paradiso. La novità, come esponeva quelle belle cose Chiara, colpì Aletta, la quale accettò subito di divenire terziaria, col nome di Ala (per volare a Gesù Abbandonato). Da allora Ala ogni giorno si recò nella casetta delle pope a piazza dei Cappuccini”.
Aletta si unì poi a Chiara e alle sue prime compagne ed andò a vivere con loro nel primo focolare di piazza Cappuccini a Trento.
“Ogni settimana le focolarine vivevano la “parola di vita”, e cioè una frase dell’Evangelo scelta dal direttore spirituale.
Viverla significava meditarla e tradurla in atto, in modo che di giorno in giorno l’intelligenza e l’applicazione del Vangelo crescessero. Imitavano Maria, la quale raccoglieva parole ed eventi di origine divina e li meditava nel suo cuore: così lentamente assimilava il pensiero di Dio e si conformava alla Sua volontà.
Oltre ai poveri, battevano all’uscio di piazza Cappuccini anche persone che non chiedevano pane, ma preghiere, ma sapienza. Divennero tante che Chiara le ripartì in gruppi affidati ciascuno ad una compagna, incaricata di coltivarli giorno per giorno.
Ad Aletta fu affidato per esempio, il villaggio di Martignano, dove abitavano i suoi genitori: ed ella convocava le persone nella stalla, come l’alloggio più caldo dell’edificio e parlava loro dell’ideale”.
Tratto da Igino Giordani, Storia del Movimento dei Focolari, manoscritto, Archivio generale del Movimento dei Focolari
Vedi anche: http://www.focolare.org/news/2016/11/22/aletta-ci-ha-lasciato/