La sacra famiglia
C’è Maria, e dunque Gesù. E la casipola, poiché vi dimora Cristo, è una Chiesa: un focolare, dove arde l’Eterno Amore: convivenza in cui Dio è presente, — convive e vivifica; — e il suo spirito anima un umile lavoratore e una donna di casa, i quali attendono a crescere, in mezzo a loro, la Vita.
La Vita, dunque, che è Gesù, viene da una famiglia, e questa sua provenienza conferisce già un compito mirabile e una dignità immensa alla famiglia umana, fatta nelle mani di Dio strumento per accrescere la creazione dando al mondo vita fisica e vita spirituale, umanità e divinità.
Perciò anche il Concilio Vaticano II chiama la casa cristiana una «Chiesa domestica»; perciò sant’Agostino chiamava i capi di famiglia suoi coepiscopi, e cioè vescovi, perché capi di una Chiesa. «Comunità di amore» la definisce il testo conciliare.
A Nazareth Maria era il cuore della casa, e la grandezza di Giuseppe stette nell’amare lei, per amore di Dio, e in lei il frutto del suo seno.
È Maria che da inizio a tale famiglia, — è il cuore di essa, — e ne fa il tipo della prima comunione degli uomini con Dio e tra di loro, qual è richiesta da Dio, autore del matrimonio, a ogni famiglia. Quella di Nazareth è una comunità, in cui cresce l’uomo-Dio, il quale darà la redenzione e fonderà la Chiesa. E dunque Maria, abbandonatasi al Signore, diviene madre di Gesù, che, fattosi per lei uomo, fonda la Chiesa. Per tal modo, storicamente viene prima la piccola famiglia di Nazareth, poi la grande famiglia di Dio: dalla piccola Chiesa familiare la grande famiglia ecclesiale.
«Modello perfetto», Maria, dunque, non solo delle vergini, ma anche delle spose e degli sposi. Ella fu una generatrice d’amore: e l’amore sostanzia il matrimonio cristiano, dove di due si fa uno.
Igino Giordani, Maria modello perfetto, Città Nuova, Roma, 1967 pag. 95-96.