Il Natale come rivoluzione
L’amore universale insegnato da Gesù mira a sperdere un sistema di convivenza fatto in gran parte di prepotere politico, d’abuso d’autorità, di degradazione della donna, d’invidia corrosiva. Vi proponiamo questo pensiero di Igino Giordani sul significato del Natale.
Essendo dai più il Natale considerato come una grande festa tra le tante, più sontuosa che sacra, è bene tornare su alcuni degli aspetti autentici di questo evento, da cui la storia del mondo fu tagliata in due sezioni, – una di prima l’altra di dopo.
C’è un contrasto abissale tra la nascita d’un potente della terra, quale la sognava e realizzava il mondo antico, e la nascita oscura, ignorata di Gesù. Un contrasto che già caratterizza l’originalità infinita, inattendibile d’un Cristo – re che nasce da una povera donna in una stalla, nel freddo e nella nudità. Non risulta davvero un Dio e neppure il più fastoso degli uomini, ma l’ultimo di essi, messo subito sul livello della degradazione più paurosa.
Non avendo trovato un tugurio, un angolo di un qualsiasi dormitorio umano, è generato in una mangiatoia e così senz’altro si presenta sullo strato socialmente più basso, per mettersi subito in grado di poter vedere da terra tutti gli esseri umani, di poter vedere con gli occhi degli ultimi.
L’inizio della sua rivoluzione così non prevede l’aspetto di superbia, ma di umiltà, per trarre al cielo – riportare nella casa paterna – i figli di Dio, a cominciare da quelli che mangiavano e dormivano sul terriccio, gli emarginati, i senza lavoro, i forestieri. Nasce con quell’infante la libertà e l’amore. Col suo contegno verso ogni sorta di essere umano mostra che cosa è la libertà. Un uomo non libero non è un uomo. Ma la sua libertà è libertà di amore. Questa la scoperta immensa.
L’amore universale da lui insegnato mira a sperdere un sistema di convivenza fatto in gran parte di prepotere politico, d’abuso d’autorità, di usura oziosa, di degradazione della donna, d’invidia corrosiva. La vita nella pace consentirebbe di fare d’ogni giorno un Natale. E questa è la rivoluzione di Cristo: farci rinascere continuamente contro ogni male. Questo in breve il significato del Natale nuovo dell’umanità, accordato per consentirle di risalire alla divinità.
Il Natale si celebra anche col panettone se aiuta a suscitar l’amore. Ma si celebra soprattutto con la riconciliazione che mette fine ai mali dello spirito e da più salute. Si celebra in gratitudine al Signore e a Maria, che hanno patito per insegnarci e aiutarci a mettere fine al nostro patire.
(Igino Giordani in: Città Nuova, 1974, n.24)