Copia di Cristo

ilfratello

Alcune pagine de Il Fratello ci guidano nella meditazione del venerdì santo.

I fratelli da servire sono tanti. Sono tutti. Ché non c’è uomo, ricco o povero, forte o debole, maschio o femmina, il quale non abbia bisogno di amore, cioè di vita.

Malgrado le apparenze, che ingannano, in realtà, per ciascun figlio di donna, l’esistenza è una via crucis; buon per lui se trova un cireneo che lo aiuti a portar la sua croce. Ma fortunato il cireneo, che, aiutando il fratello, aiuta in realtà Cristo. Se io devo amare il fratello come me stesso, io devo essere Cristo per il fratello. E cioè, non soltanto il fra­tello è Cristo per me, ma io sono, devo essere, Cristo per lui.

Gesù, dopo aver ridotto i seicentoquattordici pre­cetti dell’ebraismo a due soli: l) Ama Dio… 2) Ama il prossimo…, nell’ultima sera di sua vita fra gli uomini, ridusse i due a uno, secondo la semplicità e unità di Dio. Disse: «Vi do un comandamento nuovo: d’amar­vi scambievolmente. Amatevi l’un l’altro così come io ho amato voi» (Giov. 13:34).

Semplice: amare alla divina. Essere, nell’atto dell’amore, Dio stesso che ama. E Cristo amò sino a dare la vita per gli uomini, dopo aver dato la verità ad essi.

Se è così, per amare a mo’ di Cristo, siamo tenuti, nell’approssimare il fratello, a svegliare in lui l’ele­mento divino. Se ci approssimiamo con l’amore, sve­gliamo in lui le tendenze buone, innestiamo in lui la corrente divina: per mezzo nostro, Dio s’accende in lui.

Ora, l’amore nostro a questi fratelli a terra, accen­derà con la speranza il principio di gioia; e darà a noi una partecipazione al Bene sommo, – e quindi alla felicità compiuta, – che è Dio. Amando, noi diamo la carità: e, passando per il filtro della nostra anima, lo Spirito di Dio letifica noi mentre ravviva loro.

Quando la Madre del bell’Amore divenne pure Ma­dre del Dolore, e i sette doni dello Spirito Santo le si convertirono in sette spade, nel cuore si aperse il trau­ma che, per la piaga del Figlio, doveva convogliare al Padre tutta l’umanità, riconducendola alla Vita. Fu la generazione, – la rigenerazione – per sangue e lacrime. Allora ella fu la corredentrice: ma proprio questa mansione la fece più veramente la Madre del bell’Amo­re. La unì a noi, la immedesimò alla nostra sorte. Per tal modo, l’assenso dato alla sostituzione di Gesù con Giovanni, – del Figlio di sangue coi figli adottivi, – un assenso che era un infinito atto di amore, – venne a ricongiungersi, coronandolo, all’altro assenso dato, da giovanetta, all’annuncio dell’arcangelo, recante l’invito del Padre di farsi, da vergine, madre. Era la maternità verginale che cresceva smisuratamente, e, per il sangue di Gesù, generava alla vita del Paradiso tutta l’umanità. Come la morte produceva la vita e il dolore la gioia, così la verginità produsse la più vera maternità, scoprendo nella purezza la sorgente della vita. Da allora i figli dell’uomo seguitarono a rinascere dal seno immacolatizzato della verginità cristiana – Maria continuata, – e per il suo cuore si purificarono accettando la sua maternità.

Cosi l’umanità rinacque. E così la Chiesa nacque. E mentre sulla costa del Calvario, ella reggeva sulle ginocchia stanche il corpo esanime del Figlio svenato, reggeva già anche il Corpo mistico, appena nato, di lui: ché anche lui, per sangue, a modo verginale, ave­va generato dalla croce la Chiesa, la Sposa, a mo’ di Adamo che aveva dalla sua costola dato esistenza ad Eva.

Gesù Crocifisso, Maria Desolata: la rivoluzione che soppianta l’Inferno, spalancando il Paradiso.

da: I. Giordani, Il fratello, Città Nuova, Roma, 2011 (1954).

Pubblicato il: 06/04/1954Categorie: Giordani scrittore

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