Pentecoste

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Leggere i singoli misteri della vita cristiana con gli occhi di Igino Giordani significa sempre collocarli nella luce più ampia del mistero stesso che è Gesù, Uomo-Dio:
in Lui umano e divino convivono senza confusione e senza separazione. Così ciascun uomo e ciascuna donna, creati a immagine di questo stesso Dio, sono chiamati a vivere. Risiede proprio qui, secondo Giordani, il cuore del Cristianesimo, come egli stesso non si è mai risparmiato di testimoniare coi suoi scritti e la sua esistenza.

In queste pagine sulla solennità di Pentecoste tratte dal suo libro Le feste, ci offre un’originalissima lettura del mistero pasquale che giunge a compimento proprio nella festa che ci apprestiamo a celebrare, inaugurando di fatto una nuova era: il tempo della Chiesa.

Con quel linguaggio concreto e diretto che gli è proprio, e con accenti che richiamano, spesso letteralmente, le grandi espressioni patristiche riferite al dono dello Spirito Santo, l’autore ricorda le conseguenze di grazia che la Pentecoste porta con sé, calandole nell’oggi della storia e spronandoci a diventare quello che nel mistero lo Spirito già ci ha dato di essere: popolo di Dio, ecclesia, figli dell’unico Padre, fratelli che vivono nell’amore scambievole a mo’ della Trinità.

Nella Pentecoste il popolo ricorda la propria costituzione in Chiesa; o, se si vuole, la sua ricostituzione in popolo «regale» dopo che era divenuto branco servile. […]

Aveva perduto la libertà: era divenuto schiavo. Schiavo del male morale, e quindi di tutti i mali sociali, compresa la tirannide politica con lo sfruttamento economico.

Ora questo aggregato di stracci raccolto attorno al ricordo di Cristo, fu investito dallo Spirito di Dio, e dalla sua umiliazione si rialzò. Era a terra e fu trasferito sopra terra, in una zona di spiritualità, dove i misteri si chiarirono, l’impotenza umana si fortificò, i limiti di lingua e casta e razza si dissolsero e la ferocia dei despoti e dei ricchi impietosi fece pietà.

Si chiamò Chiesa, ecclesia, che era il vocabolo delle democrazie greche; e come tale s’identificò misticamente con Cristo ricevendone una missione sacerdotale, che fu di annunziare l’Evangelo, di distribuire la grazia, di offrire il sacrificio e di testimoniare con la propria condotta il Cristo. Ognuno vi fu chiamato a rappresentare la parte di Dio nel gioco delle parti del mondo; e divenne, con le proprie azioni, artefice del proprio destino eterno.

La vita nella Chiesa creò una solidarietà divina e umana, mistica e anche economico-sociale, dove ciascuno, da isolato e disperso che era – come nomade che la morte un giorno avrebbe atterrato, coprendolo di terra e di silenzio – convisse con innumerevoli creature e col Creatore. Ciascuno visse per tutti e tutti per ciascuno […]. Ciascuno vide nel vicino – ricco o povero – una rappresentanza di Cristo; e onorò nel fratello, chiunque fosse, il Padre.

Non si può costituire la comunione delle mense senza quella delle anime. Questa è possibile se ciascuno vede nell’altro il fratello, e a lui si cpentecoste parigi-4ollega inserendosi nell’unico organismo, che non muore, perché il suo capo è Cristo – è Dio – e la sua anima è la stessa anima della Trinità: lo Spirito Santo. Carità, giustizia e solidarietà sono tanto possibili quanto viva è la vita soprannaturale […].

Il popolo cristiano è tuttora chiamato a un ciclo missionario per insegnare di nuovo ai fratelli il segreto della vita – dopo che hanno appreso solo le regole della morte: i nazionalismi, gli imperialismi, le lotte di classe, lo sfruttamento economico… – per ripetere […] la discesa dello Spirito, nella gioia della Pentecoste.

(Igino Giordani, Le feste. Solennità liturgiche e profili di santi, SEI, Torino 1954, pp. 165-168).
Pubblicato il: 05/06/2014Categorie: notizie

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