Intervista a Carla Bozzani del Centro Igino Giordani

Carla Bozzani, Tomaso Sorgi, Chiara Lubich, Pasquale Foresi, Rita Muccio

Era il 1984 quando il Comune di Tivoli assegnò a Chiara Lubich la prima edizione del Premio Igino Giordani. Nel ricevere il Premio, Chiara desiderò che venisse presentata ai partecipanti – i concittadini di Foco – un accurato profilo umano e spirituale della figura di Foco. Chiamò dunque Tommaso Sorgi, focolarino sposato di Teramo, docente universitario, parlamentare, a curare un’introduzione alla vita, al pensiero e all’anima di Igino Giordani.

È probabile che in quel momento – trent’anni fa – nacque in Chiara l’idea di creare il Centro Igino Giordani e di affidarne la direzione a Tommaso Sorgi. Entusiasta, Tommaso accettò, anche se lui e la sua famiglia poterono trasferirsi ai Castelli Romani solo nel gennaio del 1985. Trent’anni fa, dunque, inizia questa storia. Carla Bozzani è stata testimone di quelle prime fasi di sviluppo del Centro Igino Giordani…

 Carla:
«(…) veramente io arrivo l’anno dopo ancora, nel 1986. Venivo da Bologna e fui chiamata al Centro dell’Opera per aiutare Tommaso. Rimasi sorpresa dalla mole di lavoro che mi si presentò, soprattutto ebbi la sensazione di un lavoro sacro da compiere per continuare l’opera di organizzazione che già Foco stesso aveva cominciato. Molte cose, poi, erano ancora nella soffitta sopra l’appartamento dell’allora Centro Mariapoli (ora il Centro dell’Opera), e dunque spacchettavo scatoloni, infilavo i materiali nell’armadio, e con la segreteria dell’Indaco abbiamo cominciato la catalogazione dei libri.»

«Vedere oggi gli armadi e l’Archivio del Centro Igino Giordani così ben sistemati fa apprezzare il lavoro che in questi anni è stato condotto.»

Carla:                                                                                                                                                                                      intervista bozzani 1
«Non siamo partiti da zero. Intanto, Foco stesso aveva fatto ordine fra le sue cose quando, nel 1974, si trasferì in focolare qui al Centro Mariapoli. Poi, dopo la sua partenza furono Antonio Petrilli e Rita Muccio, prima ancora della fondazione del Centro Igino Giordani, a sistemare e catalogare i materiali. E lo facevano in costante collegamento con Chiara, che impartiva consigli e direttive che sono stati puntualmente applicati.»

«Immaginiamo che la ragione di questo lavoro fu quella di non disperdere un patrimonio importante come l’archivio di Foco.»

Carla:
«A dire il vero, quando Chiara avviò l’opera di ordinazione e poi il Centro Igino Giordani, ella non aveva solo in mente la necessità di non disperdere le cose straordinarie (scritti, epistolari, ecc.) dell’archivio. Lei pensò subito alla stesura di una completa biografia di Foco che sarebbe potuta risultare utile in vista di una eventuale sua causa di canonizzazione. Chiara aveva da subito intuito questo esito possibile ed esiste una serie di trascrizioni e appunti stesi da Antonio Petrilli di conversazioni con Chiara che lo dimostrano.»

«E Tommaso?»

Carla:
«Fu incaricato di scrivere questa biografia. Cominciò con il leggersi tutti i libri di Foco che non aveva ancora letto. Costruì una serie ordinata di schede bibliografiche, lavorò sui particolari della vita di Giordani in modo minuzioso e scientifico. Cominciò a stendere i primi indici. Sottoponeva tutto a Chiara, per prima, e poi ad altri. Faceva tesoro e teneva conto di ogni consiglio. Questo volume è ora in uscita, per le edizioni Città Nuova: trent’anni di lavoro, trent’anni di vita al Centro Igino Giordani.»

«Qual è stato il tuo contributo? Come si viveva al Centro Igino Giordani?»

Carla:
«Tommaso è stato un direttore esperto e competente, eppure fu soprattutto un fratello. Abbiamo sempre prediletto l’unità, anche se i livelli di responsabilità fra Tommaso, Rita Muccio e me erano diversi. Ho avuto la fortuna di seguire passo dopo passo il lavoro di Tommaso. Basti pensare che Tommaso, i primi anni, scriveva tutto a penna, e poi io digitavo con la macchina da scrivere. Solo dopo arrivò il computer: uno dei primissimi computer al Centro dell’Opera era quello sulla mia scrivania (fine anni Ottanta).»

«E oggi, come si sta evolvendo il Centro Igino Giordani?»

Carla:
«Continuiamo a svolgere il nostro compito al servizio dell’Opera, e a offrire la figura di Foco come quella capace di esaltare, in modo straordinario, la luce di Chiara e del suo immenso carisma.»

Pubblicato il: 17/03/2014Categorie: il centro Igino Giordani

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