Controcorrente: il pacifismo di Giordani

Proponiamo un brano dell’opera di Giordani Rivolta cattolica, scritta nel 1925. Sono la testimonianza  del suo andare ‘controcorrente’, in un momento in cui nel mondo che lo circondava crescevano risentimenti di ogni genere dopo gli anni tragici della Grande Guerra. Dalle sue parole pronunciate dopo aver riportato gravi ferite al fronte  “non ho saputo spremere dal mio tessuto spirituale una stilla d’odio…il disprezzo dell’uomo e il suo deprezzamento derivano dal fatto che non si vede più in lui il Cristo…” si intuisce che in tempi duri per il pacifismo cristiano, Giordani sentiva che bisogna opporre una ferma rivolta cristiana al dilagare della decadenza degli ideali.

Scrive così:

Vieni fratello esule, abbracciamoci. Dovunque tu sia, comunque ti chiami, qualsiasi cosa tu faccia, mi sei fratello. Che importa a me se la natura e le convenzioni sociali s’impegnano a staccarti da me, con nomi, specificazioni, restrizioni, leggi?

Il cuore non si frena, la volontà non soffre limiti, e  con uno sforzo d’amore possiamo valicare tutte queste spartizioni e riunirci in famiglia.

Non mi riconosci? La natura ti depose altrove, altrimenti fatto, dentro altri confini, sei forse tedesco, rumeno, cinese, indiano… Sei forse giallo, olivastro, nero, bronzeo, cupreo…: ma che importa?

Sei d’una patria diversa ma che vale? Quando questo piccolo globo tuttora incandescente si consolidò, nessuno poteva immaginare che per quelle escrescenze fortuite degli esseri si sarebbero ammazzati a lungo.

E anche oggi, di fronte ai nostri ordinamenti politici, ti pare che la natura ci chieda il permesso mai nell’esprimersi attraverso i vulcani, i terremoti, le alluvioni? E ti pare che si preoccupi delle nostre disparità, apparenze e gerarchie?

Fratello ignoto, ama la tua terra, il tuo frammento della comune scorza che ci regge, ma non odiare la mia. Sotto tutti gli orpelli, sotto le classificazioni sociali per quanto codificati, tu sei l’anima che Dio creò sorella alla mia, a quella d’ogni altro (unico è il Padre), e sei come ogni altro un uomo che soffre e forse fai soffrire, che hai bisogno più che facoltà, che oscilli, ti stanchi, hai fame, hai sete, hai sonno, come me, come tutti.

Sei un povero pellegrino inseguente un miraggio. Ti credi centro dell’universo, e non sei che atomo di questa umanità che si muove affannosamente tra dolori più che tra gioie, da millenni verso millenni.
Sei un nonnulla fratello, dunque uniamo le nostre forze anziché cercare lo scontro. Non inorgoglire, non separarti, non accentuare i marchi di differenziazione escogitati dall’uomo.

Non frignavi nascendo come me? Non gemerai morendo come me? L’anima tornerà, qualunque sia l’involucro terreno, nuda, eguale. Tu vieni. Da oltre tutti i mari, climi, tutte le leggi, da oltre qualsiasi scompartimento sociale, politico, intellettuale, da oltre tutti i limiti (l’uomo non sa che circoscrivere, suddividere, isolare) tu vieni, fratello.

In te riconosco il Signore. Lìberati, e sin d’ora fratelli che siamo, abbracciamoci.

Igino Giordani in: Rivolta cattolica, Città Nuova, 1997 (ed. Piero Gobetti, Torino, 1925)

 

Pubblicato il: 06/02/2014Categorie: Giordani scrittore

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