Cieli nuovi e terre nuove

stazione metro

In una stazione della metro

La Parola vissuta e la preghiera trasformano la nostra vita, Igino Giordani ce ne è di esempio. Vi proponiamo qualche esperienza di una nostra lettrice e appassionata di Foco.

Appena sveglia mi sono ricordata di quella collega che tanto mi aveva fatto soffrire in passato che incontro davanti la macchinetta del caffè tutti i giorni, e di come una volta alla spinta di Gesù di donarle una delle mie due chiavette per il caffè, avevo fatto vincere l’uomo vecchio che mi sconsigliava sussurrandomi: “Perché deve averle tutte vinte? Perché ti fai intenerire il cuore dalla sua voce supplichevole?”.  Con lei la relazione era un po’ bloccata…. Ho preso subito la chiavetta, ho scelto un portachiavi  nuovo dello stesso colore  molto bello  che avevo conservato per fare un regalo e le sono andata incontro all’intervallo. Poi sorridendole ho detto: “Mi sono ricordata che non hai la chiavetta, io ne ho due (una mi era stata a mia volta regalata): prendila te la regalo, così sei libera di prendere il caffè quando vuoi”. Mi sono ricordata la parola “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”.

Lei felice mi ha ringraziata meravigliandosi che mi fossi ricordata che non l’aveva. Dopo ancora, in mensa mi ha sorriso radiosa ed io ho avvertito che quel rapporto si era sbloccato. 

La relazione era bloccata anche con un’altra collega che due anni fa, appena entrata nella nostra scuola,si mostrava come un’amicona, sempre disponibile. Poi d’improvviso  ha iniziato a guardarmi in modo arcigno, senza che le avessi fatto nulla; o almeno io non ne ho coscienza. Un cambiamento quasi inspiegabile. Mi son detta: “Perchè non comincio io a ristabilire  una pace più gioiosa?”. Così ho trovato delle fotocopie carine di un lavoro che avrebbe potuto interessarle e sono andata a regalargliele  senza che me lo avesse chiesto. Il sorriso le si è spalancato sul volto.  Un’altra occasione per amare i fratelli l’ho vissuta coinvolgendo tutti i bambini a realizzare regalini per una mia collega che compiva gli anni, facendole con AUGURIO a sorpresa nonostante lei mi  avesse presa in giro con un atteggiamento poco serio nel lavoro. I bambini gioiosi si sono nascosti, hanno preparato una coroncina, fiori di carta colorati e soprattutto hanno sentito che ci vogliamo bene e la felicità della collega è stata impagabile.

Gesù però voleva ancora farmi un dono. Sulla via del ritorno a casa vedo un uomo steso  a terra. Penso sia un povero, avevo del pane con me e mi fermo per darglielo. Lui apre gli occhi e mi dice: “No, signora non ho bisogno di pane non mi sento bene”. Arriva un inserviente della metro che aveva notato la scena. Gli riferisco che quell’uomo non si sente bene. Poi l’uomo mi dice: “Sono qui da 3 ore così, prima non c’era nessuno. E’ mai possibile?”.

L’inserviente chiama il controllore in guardiola che si avvicina ed inizia a parlare con l’uomo che mi chiede di non andarmene.

Il controllore gli chiede se beve e gli comanda di provare ad alzarsi dicendogli che non può stare là così. Poi si allontana. L’uomo mi confida di essere alcolizzato, ma che mentre era  in stazione all’improvviso si è sentito male e non riusciva più ad alzarsi. L’inserviente mi intima di andar via dicendomi che ormai gli aiuti sono avviati. Mio marito mi aspetta a casa, ma io rispondo che voglio restare per verificare che sia così. Intanto arrivano altre donne che mosse a compassione si fermano. Eravamo in 5 o 6. L’uomo fa per alzarsi, mi offro come appoggio ma riesce, lo facciamo sedere però ed aspettiamo tutte con lui. Già per me questo era un miracolo perché di solito in quel punto della stazione della metro tutti corrono freneticamente ai treni, invece eravamo ferme ad aspettare in 6, più l’uomo accovacciato. Chiedo alle signore di chiamare l’ambulanza perché  avevo anche dimenticato il cellulare a casa. Una signora chiama. L’uomo mi chiede di restare ancora con lui. Mi racconta di essere stato picchiato la sera precedente e di essere stato derubato del suo cellulare, di averne rimediato uno inservibile. La Parabola del Samaritano si ripresentava in chiave moderna: sempre in viaggio, ma in una metro affollata di persone. Si avvicina un nuovo inserviente e dice che anche loro hanno chiamato il 118. Richiedo conferma. La signora disdice l’intervento poi chiedo all’uomo se possiamo andare e si sente tranquillo. Risponde di sì guardandomi con due profondi occhi azzurri. “Grazie , signora. mi dice”. Sono felice. Non sono stata sola ad amare quell’uomo; la presenza di Gesù ha richiamato altre donne che mi hanno sostenuta. Mi allontano con una ragazza che si era fermata,  il dialogo continua. Constatiamo che tutti potremmo trovarci in una situazione simile con questa crisi e comunque bisognosi di aiuto e che non ci si può non fermare, restare indifferenti. Poi sorridendo ci salutiamo augurandoci buona giornata.

Ecco ringrazio Gesù per come trasforma il nostro carattere. Solo l’Amore resta. Desidero allora che quando Gesù ritornerà trovi l’amore che insieme abbiamo costruito affinché possa realizzare cieli nuovi e terre nuove!

Sara

 

 

Pubblicato il: 10/02/2015Categorie: associazioni

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