Protagonisti di una profezia
Partecipando alle Giornate di studio su Paolo VI e Chiara Lubich
di Carla Pagliarulo
Igino Giordani è stato uno tra i protagonisti in un evento di notevole spessore culturale e spirituale: le giornate di studio dedicate a Paolo VI e Chiara Lubich, tenutesi il 7 e 8 novembre a Castel Gandolfo. La data cade a cinquant’anni dalla prima udienza che Paolo VI concesse a Chiara, come ricorda in apertura dei lavori Maria Voce, l’attuale presidente dei Focolari.
Giordani aveva tanto desiderato quel primo incontro tra i due giganti dello spirito – Montini e la Lubich – perché già molto giovane aveva profeticamente espresso l’auspicio di una rivoluzione nella Chiesa, di un tempo nuovo in cui i laici fossero personalmente coinvolti nell’edificazione di una civiltà animata dall’amore evangelico. E certamente si deve riconoscere che il pontefice recentemente beatificato seppe trovare le forme giuridiche giuste per far posto all’Opera di Maria nella Chiesa e per riconoscerle una particolare missione nel mondo: quella del dialogo.
Le relazioni hanno dunque trattato tutti questi aspetti. A una docente di diritto, la professoressa Adriana Cosseddu, è spettato di ripercorrere le “tappe” fondamentali del riconoscimento ecclesiale del Movimento dei Focolari e del ruolo svolto dal pontefice perché l’allora vigente Codice di diritto canonico ne accettasse gli Statuti. D’altra parte la componente normativa del carisma andava di pari passo con la vita: la profetica visione di Paolo VI in merito all’apostolato dei laici «nel senso di evangelizzazione e promozione di piena umanità» è stata al centro dell’intervento dello storico Alberto Monticone. La dottoressa Lucia Abignente, del Centro Chiara Lubich, ha poi indagato analiticamente i rapporti tra Paolo VI e Chiara utilizzando documentazione inedita, come il contenuto delle cinque udienze private concesse alla Lubich e le numerose lettere intercorse tra i due. Tra queste il professore Paolo Siniscalco, storico del cristianesimo all’Università “La Sapienza” di Roma, ha analizzato quelle che riguardano la penetrazione del Movimento in parecchi paesi d’Oltrecortina e le informazioni inviate al Papa sulla vita dei cristiani dell’Est. Una parte cospicua dell’epistolario – ha affermato invece la dottoressa Joan Patricia Back, del Centro Uno per l’unità dei cristiani del Movimento dei Focolari, esperta di ecumenismo, nella sua comunicazione – rivela l’impegno ecumenico dei Focolari non solo con i luterani, i riformati e gli anglicani, ma soprattutto con gli ortodossi: nella relazione fraterna intrecciata da Paolo VI e dal patriarca Athenagoras la Lubich ebbe un ruolo di protagonista. Accanto alla fondatrice Giordani ebbe un ruolo fondamentale in tanti momenti della storia del Movimento dei Focolari: lo ricorda nel suo contributo il direttore del Centro Igino Giordani, il professor Alberto Lo Presti, che ha soffermato la sua attenzione sull’importanza della dottrina sociale tanto nella spiritualità dei Focolari quanto nel pontificato di Paolo VI.
La prima e l’ultima comunicazione, rispettivamente del professor Andrea Riccardi, dell’Università degli Studi Roma Tre, e di monsignor Piero Coda, Preside dell’Istituto Universitario “Sophia”di Loppiano (Fi), hanno richiamato l’attenzione dei presenti sullo scenario in cui si colloca il fecondo connubio tra il carisma dei Focolari e il carisma petrino di Montini: il Concilio ecumenico Vaticano II. Riccardi ha posto l’attenzione sul Concilio come culla per i movimenti carismatici, tra i quali l’Opera di Maria ha un primato in ordine di tempo. La Chiesa del Vaticano II si è arricchita – grazie alle varie iniziative spirituali che Dio suscita e che si affermano autonomamente rispetto alle istituzioni ecclesiastiche – di una nuova dimensione, accanto a quella cultuale e parrocchiale: la dimensione carismatica. Il professor Coda ha sottolineato invece come nel carisma prenda vita quanto affermato, ad esempio, nell’enciclica di Paolo VI Ecclesiam Suam. Un’enciclica di cui, tra il resto, sbalordisce l’attrattiva per il tempo moderno: l’opportunità offerta alla Chiesa di distinguersi dall’umano non per separarsi da esso, ma per avviare un autentico dialogo, condotto con misericordia e spirito di condivisione.
Unanime la soddisfazione dei presenti, un’ottantina, alle giornate di studio. “Una Chiesa che si fa dialogo” – questo in parte il titolo dell’evento – è ancora una profezia che attende di essere compiuta grazie al contributo non solo di grandi protagonisti, come Montini e la Lubich, ma di tutti.
Carla Pagliarulo collabora con il Centro studi Igino Giordani di Rocca di Papa (Roma) al fine di portare alla luce alcune corrispondenze intrattenute dal letterato tiburtino con suoi contemporanei; è nata a Benevento il 21/11/1984. Ha conseguito la laurea triennale in Lettere moderne nel 2006 presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.
Ha poi conseguito la laurea specialistica in Filologia moderna nel luglio 2008, presso lo stesso ateneo lombardo. Nel corso dell’a.a. 2008-2009 ha lavorato come Assistente presso l’Istituto Universitario Sophia (Incisa in Val d’Arno, Firenze) per l’insegnamento di lingua italiana agli studenti stranieri. Nel 2012 ha concluso il triennio di collaborazione come borsista presso il CUC (Centro Universitario Cattolico), per il quale ha svolto una ricerca su Giacomo Leopardi e gli Ermetici. L’elaborato uscirà sulla rivista «Otto-Novecento».
Nello stesso anno ha ricevuto il titolo di dottore di ricerca in Storia e Letteratura dell’età moderna e contemporanea presso l’Università Cattolica di Milano con una tesi sullo scrittore, giornalista e uomo politico Igino Giordani nel contesto culturale del periodo tra le due guerre mondiali. Scrive occasionalmente su alcune riviste letterarie, e ha pubblicato saggi e recensioni sulle riviste «Nuova Umanità» e «Res Publica» della LUMSA.