La «vera storia» di Graziella

Graziella 1

Ci ha appena lasciato Graziella De Luca, una delle prime focolarine accanto a Chiara Lubich. Ecco Graziella attraverso la stilografica di Igino Giordani.

Anche Graziella venne nel 1944. Ella col suo carattere vulcanico di siciliana piombò in una riunione del terz’ordine come un esplosivo illuminante.

Era una ragazza di 18 anni: fiorente, intelligente, ardita, avida di vita. Dio l’aveva chiamata, ma ella non aveva risposto. Già da adolescente, s’era poste più domande, a cui l’ambiente esterno non aveva voluto e saputo rispondere. Si era chiusa allora in se stessa, a coltivare scienze, musica, letteratura, poesia: avrebbe voluto suonar l’arpa, ma le condizioni di famiglia non lo consentirono. Le condizioni erano di povertà attenuata da certi contatti del padre con le classi borghesi e anche aristocratiche.

Graziella, nell’esuberanza naturale, crescendo, paventava la mediocrità, mentre anelava a cose grandi. Dovendo porsi un limite, per le difficoltà dei mezzi e delle forze umane, si dispose a studiar filosofia, non tanto per una carriera, quanto per un nutrimento dello spirito, cupido di cose grandi. Le frivolità non l’accontentavano, lo sport, il ballo, le gite la stordivano, non la soddisfacevano. Divenne una campionessa di pallacanestro, bramò di lanciarsi nella cinematografia, ma l’ambiente la deluse: vi trovò più frivolità che arte. Allora si mise a scrivere soggetti cinematografici. Voleva fare, voleva dare, per non esplodere, ed esplodeva in gaiezza e trovate senza fini.

S’avvicinava la guerra, frattanto, e per scopi pratici s’iscrisse alla facoltà di lettere.

Sotto l’aspetto religioso era individualista: non la soddisfaceva il catechismo nella scuola, non le piacevano le organizzazioni cattoliche, in casa non trovava l’ambiente, poiché, se la madre era praticante, il padre era teosofo e marxista. Un giorno la impressionò la predica di un paolino: e avrebbe voluto dedicarsi a quell’apostolato. Un altro giorno, al confessionale, fu colpita dalla proposta di darsi un padre spirituale. Un’altra volta la colpì una statua di san Francesco: si fermò e chiese al Santo di prendere cura della sua anima. Poi scoppiò la guerra: Messina divenne presto inabitabile. E la famiglia decise di trasferirsi a Trento, città natale, nel febbraio 1943.

Un giorno, in una gita in montagna, incontrato un mendicante, aperse il sacco dalle spalle e diede quanto conteneva. Quegli si commosse e cercò di baciarle la mano. Ella ne fu sorpresa e nello stesso tempo allietata: una luce era entrata in lei, e una voce: “Tu devi cambiar vita”.

Intanto avanzava la guerra: bombardamenti e difficoltà. Inutile pensare di recarsi a Firenze, per gli studi. Uno zio, terziario francescano, la condusse a visitare un ospedale di encefalitici: e le tornò la gioia con l’invito di cambiar vita.

Un giorno, all’ufficio dove lo zio l’aveva messa a lavorare sopravvenne un bombardamento: tre ondate tremende, con spostamenti d’aria a mo’ d’uragani. CorseGraziella 2 a un rifugio, dove già attendevano i familiari. Sotto quel peso sentì di colpo il vuoto della sua vita e il bisogno di Dio: “Dio mio, ti supplico di non farmi morire, chè ora ho capito cosa vuol dire vivere”.

Tre bombe inesplose caddero lì presso.

E tuttavia non si convertì. Anzi si abbandonò al materialismo scettico dei più, sempre più incerta, sospesa tra un anelito di vita superiore e una acquiescenza alla vita di tutti.

Un giorno, invitata a un raduno religioso, si recò con dispetto e disprezzo, truccata più del consueto e vestita mondanamente, a mo’ dei più. Salì una gradinata e si trovò in una sala bassa, oscura con due statue: una di S. Francesco e una di S. Elisabetta. Le vennero incontro delle ragazze vestite modestamente, che la invitarono con affetto. Una di loro si mise a parlare, alla buona. Ma la parola fluì presto ardente, spontanea. Parlava dell’amore, rifacendosi a San Francesco e a Santa Caterina, servitori dei poveri.

A un certo punto, Graziella fu come folgorata da una luce: capì che là era Dio Amore infinito: l’amore da lei cercato, il solo capace di saziarla, ma esigente, per una scelta definitiva a lei proposta: proposta per l’ultima volta.

Non voleva piangere: ma esplose in singhiozzi. E, alla fine del  discorso, si portò dalla ragazza che aveva parlato; e le donò quanti soldi aveva nel salvadanaio. Un modo di distaccarsi dal mondo. Chiara la ringraziò con un sorriso, illuminato dagli occhi stellanti , e quindi la invitò  a scendere in una chiesa sottostante – San Marco – insieme a tutte le astanti.

Allora Graziella chiese a Chiara, come a maestra, di essere affidata al suo direttore spirituale, perché voleva confessarsi.

Qui comincia la vera storia di Graziella.

Igino Giordani

Vedi anche:

http://www.focolare.org/it/news/2015/05/09/graziella-de-luca-ci-ha-lasciato/

http://www.cittanuova.it/c/446708/Graziella.html

http://www.cittanuova.it/c/446683/Addio_Graziella_Con_Chiara_Lubich_eravate_un_anima_sola.html

http://www.cittanuova.it/c/446685/Quando_Graziella_parlava_a_De_Gasperi_di_unit.html

 

 

 

 

Pubblicato il: 11/05/2015Categorie: Giordani scrittoretag =

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