Sulla scia dei Santi, santifichiamo la nostra vita
Se manca il tempo in chiesa, diciamoci il Rosario in tram: nel fumido, roco tram scoviamo un recesso pel rifugio dello spirito. La vita è sacra a questo mistero d’amore. Occorre, questo amore, filtrarlo, perché deponga tutte le incrostazioni del senso; perché divenga equilibrio e quiescenza della ragione e del sentimento; avviandolo a quello stato di amore morto, come con una intuizione sintetica lo definisce Maria Maddalena de’ Pazzi, cioè negato interamente al proprio io e tutto assorto e quietato nel volere di Dio.
Ad esso dispone l’umiltà, cioè la conoscenza trasparente del nostro essere. Il quale è nulla: si fa qualche cosa per la grazia di Dio.
Il tuo problema personale – sociale, intellettuale, politico – resta quindi il raggiungimento dello stato d’umiltà. Stato di sanità vergine, nella quale non entrano bisogni, nausee, inappetenze; stato di diafana chiarità nella quale l’anima intravede tutto l’umanamente esplorabile nella conca dell’Infinito. Igiene, la quale immunizza da bacilli o germi che logorino; sì che tu resti ritto, salda rovere, proprio quando attorno è un crosciare sgangherato di dignità umana e la società vermina di transfughi, pavidi, apostati, lenoni.
Nella tua umiltà, aliena da paure, ricatti e lusinghe, tu puoi sorgere gigante, contro l’avventarsi di passioni mobili: sospiro smorto di lontananze.
Umiliarsi è disinfezione radicale, sgombero coraggio dei posticci e maschere con cui si è svisata quella personalità nella quale Dio innaturò un raggio della bellezza eterna.
(Igino Giordani, Rivolta cattolica, Città Nuova, Roma, 1997, pp.185-186)