“Se vuoi la pace, prepara la pace”, la profezia di Igino Giordani

Bombardamenti, distruzioni, attacchi: un periodo buio come il nostro, giorni in cui ci troviamo assaliti quotidianamente da immagini devastanti. Attonita mi chiedo: cosa posso, cosa possiamo fare per cambiare il corso della storia, per non cadere nella voragine di cui ci ha parlato papa Leone? Vorrei alzare lo sguardo con speranza. Si accende vivissimo nel cuore e nella mente il ricordo di un amico, un maestro, un testimone, che mi accompagna da anni negli studi e nella vita: Igino Giordani, vissuto nel secolo scorso, politico, scrittore, giornalista, apologeta, cofondatore, con Chiara Lubich, del Movimento dei Focolari, profeta di pace.
Tra i più vivi testimoni della cultura della pace del ventesimo secolo, il suo pacifismo attinge direttamente dal Vangelo: uccidere un altro uomo significa per lui assassinare l’essere fatto a immagine e somiglianza di Dio.
Giordani, che fin da giovanissimo difende la pace nei comizi osannanti alla prima guerra mondiale, si trova poi in trincea, richiamato alle armi, e subito dopo per anni in un ospedale militare, a causa delle gravi ferite subite.
Il suo dunque è un pacifismo che poggia sulla vita. Impegnato in seguito in politica, punta sempre al dialogo con tutti, anche con chi è di un pensiero opposto al suo, convinto che l’uomo è sempre da accogliere e comprendere. Non si arrocca su posizioni assolute.
Giordani sottolinea che la pace comincia in noi: in me e da me, da te, da ciascuno, come la guerra. Un conflitto mondiale può scattare da una bomba esplosa a Sarajevo, da un gesto compiuto a Danzica. E così la pace.
Il fine proposto con una guerra può essere la giustizia, la libertà, l’onore, il pane: ma i mezzi producono tale distruzione di pane, d’onore, di libertà e di giustizia, oltre che di vite umane, tra cui quelle di donne, bambini, vecchi, innocenti d’ogni sorta, che annullano tragicamente il fine stesso propostosi.
“Se vuoi la pace, prepara la pace”: l’insegnamento politico che Giordani ci offre può riassumersi in questo aforisma. La pace è il risultato di un progetto: un progetto di fraternità fra i popoli, di solidarietà con i più deboli, di rispetto reciproco. Così si costruisce un mondo più giusto, così si accantona la guerra come pratica barbara appartenente alla fase oscura della storia del genere umano. La pace si ottiene con la pace: sant’Agostino già dai suoi tempi, nei quali le guerre stavano dissolvendo l’Impero Romano, insegnava ad acquirere vel obtinere pacem pace: a conquistare o a custodire la pace con la pace, non con le armi. Con le armi si ammazza la pace. E Giordani, a cui l’umorismo non è mai mancato, commenta che il principale argomento a sostegno delle spese di guerra è tratto dalla sapienza pagana: Si vis pacem para bellum (se vuoi la pace, allestisci la guerra). Che è come dire: se vuoi la salute, procurati una polmonite; se vuoi arricchire, dilapida il denaro; se vuoi il bene, opera il male. La più potente arma contro l’atomica, continua ancora Giordani, è la carità, l’amore.
La storia potrebbe insegnarci molto. Alziamo dunque lo sguardo e insieme speriamo ancora.