I poveri e la guerra. L’ispirazione di Giordani
L’edificazione della pace al cuore dell’incontro promosso il 26 ottobre 2022 da “Reti della carità”. Uno sguardo alla visione illuminata di Igino Giordani sull’argomento.
I poveri e la guerra. Per un mondo più giusto, umano e compassionevole”: è questo il titolo e il senso dell’incontro promosso da “Reti della carità” di Milano, un network nazionale di realtà e associazioni attive sul fronte della lotta alla povertà e dell’inclusione sociale, caratterizzato da una convinta adesione al magistero di papa Francesco. Nato nel 2013 con l’obiettivo di sollecitare il libero confronto tra diverse espressioni del mondo cattolico, propone ogni anno, dal 2016, un convegno pubblico. Quello del 26 ottobre 2022 ha avuto per tema l’edificazione della pace. Durante i lavori, trasmessi in diretta streaming sul canale youtube dell’associazione, è intervenuta con un messaggio Margaret Karram, Presidente del Movimento dei Focolari, portando la propria testimonianza personale e quella delle persone del Movimento e indicando nella fraternità la condizione fondamentale per preparare la pace “con un percorso lungo e spesso lento, ma convinto, costante, che spera e crede anche nelle notti più buie dell’umanità”. A seguire Carlo Cefaloni, giornalista di Città Nuova, attivo in diverse reti sociali, ha offerto il suo contributo con un intervento dal titolo emblematico: “Un’economia disarmata per la conversione ecologica integrale”, sottolineando l’importanza di agire concretamente in questo campo e indicando in che modo i Focolari si siano resi parte attiva di una rete che promuove azioni di costruzione della pace, in ascolto del “grido” dell’umanità che sempre riporta al supremo Grido dell’Abbandono di Cristo in croce. Cefaloni ha concluso il suo intervento citando un brano tratto da Memorie di un cristiano ingenuo, nel quale Giordani ribadisce ancora una volta, senza se e senza ma, la sua visione: “Vedevo l’assurdità, la stupidità, e sopra tutto il peccato della guerra: peccato reso più acuto dai pretesti con cui la guerra si cercava e dalla futilità con cui si decideva. […] E soffrivo per milioni di creature, alle quali si soleva per forza far credere nella santità di quegli omicidi, santità attestata anche da ecclesiastici che benedicevano cannoni destinati a offendere Dio nel capolavoro della creazione, a uccidere Dio in effige, a realizzare il fratricidio in persona di fratelli”[1].
[1] Stralcio dell’intervento di Carlo Cefaloni tratto da: Igino Giordani, Memorie d‘un cristiano ingenuo, Roma 1981, IV edizione 2005, pag. 47-49.