L’amore scaccia il timore

Nel giorno dell’anniversario della nascita di Igino Giordani, lo ricordiamo con un suo scritto che ci aiuta a scoprire la presenza di Cristo nel volto di ogni uomo e dietro le circostanze anche più oscure della vita: “Non temete, sono io!”. Uno sguardo d’amore che dissipa i fantasmi, un invito alla Speranza.

Ci sono delle anime che bruciano le tappe [dell’unione con Dio], […]. Si mettono in Gesú: e Gesú è la via. Apprendono la sua parola: e Gesú è la verità. S’identificano col suo volere: e Gesú è la vita. Passando per Gesú, si lanciano di colpo — per slancio d’amore – all’unione con Dio. Poiché amano Gesú, ne osservano i comandamenti. «Chi vive la parola e già mondato» (via purgativa). «Chi fa la verità viene alla luce» (via illuminativa). «Io in essi, tu in me affinché siano perfetti nell’unità» (via unitiva).

Per tale modo, amando Gesú, la Trinità prende dimora in essi; assorbendosi in Gesú crocifisso, si perdono in Dio; unendosi con uno o piú fratelli nel nome di Gesú, mettono Gesú in mezzo a loro. Quell’amore, che è lo Spirito Santo, fuoco divorante, li purga delle passioni; quella fede, in cui è la presenza del Verbo, li illumina; l’unità, prodotto di quell’amore, li congiunge al Padre e per esso all’intera Trinità.

Comunque, per procedere in questa ascesa, — e si va tanto piú spediti quanto piú si associano gli sforzi: il che praticamente vuol dire quanto piú si fa circolare l’amore, – bisogna sgomberarla dai fantasmi, dissipandoli nel nome di Gesú. A questo proposito, si ricordino le parole di lui, lanciate dal lago sulle teste degli apostoli, spossati dalla fatica e percossi dalla paura: «Non temete: sono io!». Esse fanno lo stesso effetto del suo gesto di dominazione sulle onde: placano e rimenano, di sotto le tenebre, il lume delle stelle.

Dove non c’è lui, c’è tempesta di fuori e paura di dentro. Viene lui che è l’amore, e ristabilisce la tranquillità. L’amore scaccia il timore.

La scena notturna sul ventoso mare di Galilea è provocata per dare una lezione di Vangelo vivo. Egli vuole insegnare a non sbigottirsi di fronte a nessun evento, per quanto penoso o terrifico, poiché dappertutto c’è lui: e lui vince il mondo come vince la morte. Lui riporta la vita, e sulle tenebre rimena la luce.

Se «a me il vivere è Cristo», ogni atto della vita rientra in un disegno, secondo il quale si edifica Cristo in me e per il quale mi è dato di vivere non piú io, ma lui in me. E dunque egli com’è in cielo, in terra e in ogni luogo, cosí si trova presente in ogni persona e in ogni evento. «Se in ogni cosa tu cerchi Gesú, Gesú certo vi troverai» dice l’Imitazione di Cristo (II, 7, 3). Chi cerca trova: e trova che egli vive in noi; così come viviamo noi in lui. Ed egli vuol vivere in noi, e l’anima nostra, se libera, resta inquieta sinché non vive in lui. «Ecco, – dice, — io sto all’uscio e picchio: se uno ascolta la mia voce e apre, io entrerò da lui e desinerò con lui e lui con me» (Apoc. 3, 20). Dio commensale dell’anima nostra: nostro ospite.

E dunque non siamo mai soli. Dio è in noi, con noi: di che temeremo allora?

Il nostro lavoro, come quello degli apostoli in barca, sotto l’urlo del vento, è spezzato dalla vista dei mostri. Ma dove paventavano un fantasma, gli apostoli scopersero Gesú. Non ci son fantasmi se non quelli creati dalla paura: se si guarda con amore, si scopre, di là dalle ombre, la sagoma di Gesú che attende: il Salvatore.

Se è guardata nella realtà di lui, nell’amore di lui, la vita si fa tutta bella, sia quando si presenti con aspetti di amore sia quando si ottenebra in forme di dolore. Sempre Dio c’è: ché «Dio è interiore a ogni cosa perché in lui sono tutte le cose; e anche posteriore a ogni cosa, perché egli è piú recente di ogni cosa» ![1].

In ogni creatura dobbiamo vedere Gesú: e, sotto tale luce, ogni creatura Si appressa a noi per ripeterci la parola di lui: «Non temete: son io».

Cosí ogni creatura ci si scopre nella sua funzione di rappresentanza del Signore: e, specie derelitta, di incarnazione del Cristo. Perciò non la temiamo: l’amiamo. Se pur si presentasse nella veste del carnefice, noi potremmo dirle coi martiri: – Non ti temiamo perché ti amiamo. Non fai paura, perché in te è Gesú.

Se mai è Gesú crocifisso, piagato, abbandonato: anche Gesú morto: ma sempre lui è. Può venirci incontro sotto le spoglie d’un mendico: è Gesú; può contrarre il viso in smorfie d’odio, di disperazione, di superbia: è Gesú fattosi colpa. Può persino cercare di depravarsi nei ragionamenti dell’ateismo: anche cosí è Gesú: Gesú nella tomba. E quindi noi conviviamo sempre con Cristo. Lo abbiamo in noi: lo abbiamo nel fratello. Tutta la vita è un colloquio con lui e una convivenza con lui: si sta sempre in Dio, « in lui infatti viviamo, ci muoviamo e siamo». Noi cioé partecipiamo la vita di lui, vivendola sempre; o meglio egli sempre vive, cresce e «s’avvia a maturità in noi».

Igino Giordani

 

Tratto da:

I. Giordani, La divina avventura. L’esistenza cristiana come itinerario d’amore, Città Nuova, Roma dicembre 1982 (1960 I ed.), pp. 146-149.

 

[1] S. Agostino, De Gen. VIII, 26.

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