• Superbia e umiltà

    Stamane ci è stato ricordato che siamo polvere e in polvere ritorneremo. Dicono: – Un tal rito, con un tal ricordo, umilia. Umiliare vuol dire rimettere sull’humus: sulla terra. C’è chi si tira su, si gonfia, come aerostato pieno di fumo: e messosi sopra, si crede di dover guardare dall’alto in basso la gente, e di tenerla ai piedi. E la Chiesa ricorda che siamo tutti servi l’un dell’altro; e perché possiamo ser­virci l’un l’altro ci mantiene liberi. La superbia è satanica e porta allo schiavismo. Il tener presenti le nostre colpe ci impedisce di ritenerci superiori agli altri.

    (I. Giordani, Le Feste)
  • Una lotta contro l’egoismo

    Si ama Dio, il Padre, anche dando da mangiare al fratello che ha fame.

    Tutto lo sviluppo della letteratura su questo tema, specie della grande letteratura patristica, è una lotta contro l’egoismo degli uni che provoca la miseria degli altri: quindi una ricostituzione dell’umanità violata e degradata cominciando dal principio: dal nutrire lo stomaco, per ricostituire quel corpo fisico che fa parte anch’esso del corpo mistico: è anch’esso Cristo vivo.

    (I. Giordani, Il fratello)
  • Il volto della realtà

    Rispetto al mondo e agli uomini, più che parlar di delusioni, che essi ci riserverebbero col calar degli anni, sarebbe più giusto parlare di chiarimenti; difatti essi a pezzo a pezzo, smontano il castello di idoli che noi ci facciamo per nasconderci e non contemplare il volto della realtà. E la realtà è Dio: tutto il resto è illusione.

    (I. Giordani, Diario di Fuoco)
  • Riconoscere il fratello

    Un uomo che riconosce di fatto nell’altro uomo il proprio fratello e lo serve con l’amore è uno che anche nell’esercizio delle sue funzioni umane concorre a edificare Cristo. Diviene teoforo. Cristianizza la società, clarificando l’ambiente in cui lavora. Vedendo lui, vedendo il frutto del suo apostolato, fatto di vita  prima  ancora che di  parole, gli estranei capiscono Cristo.

    (I. Giordani, Le due città)
  • L’obbedienza di Maria

    La convivenza della Chiesa è fatta dell’apporto di uomini e donne, e della loro collaborazione nello spirito del Vangelo. Si pensi alla collaborazione quotidiana di Gesù e Maria a Betlemme, e all’obbedienza, che san Bernardo, cavaliere di Maria, più ammirava, del figlio verso la madre.

    (I. Giordani, Maria modello perfetto)
  • La poesia della natura

    Le parabole di Gesù, i suoi sermoni tutti, sono così pregni di poesia della natura, della vita, dell’amore a Dio e agli uomini, che si comprende, anche per questo come le folle pendessero dalle sue labbra e lo seguissero, dietro il solco di quel fascino, sino a dimenticare il cibo.

    (I. Giordani, Il messaggio sociale del cristianesimo)
  • Una fontana miracolosa

    La Chiesa mette al centro della sua vita quotidiana una fontana miracolosa di sangue: il sacrificio eucaristico, per cui si prolunga e perpetua il miracolo che fa del pane il corpo di Gesù Cristo, del vino il sangue di Lui; e, poiché essa è il Cristo integrale, ne dà, come la sera del cenacolo, ai suoi, per sfamarne la fame, e dissetarne la sete: fame di vita, sete d’eternità.

    (I. Giordani, Il sangue di Cristo)
  • Trasfigurare il lavoro

    Si vive, i più, con l’intento d’ingannarci tra pochi e sbranarci tra molti, in guerre, provocate da fantasmi, che si chiamano egemonie, boria, razzismo, nazionalismo, imperialismo e altri sinonimi di morte. E Maria insegna a vivere per coltivare Gesù, per servire nei figli il Padre… trasfigurando il  lavoro, la malattia, la pena in una liturgia amorosa.

    (I. Giordani, Maria modello perfetto)