16 marzo 1949 – 16 marzo 2017: un’idea profetica
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- Pubblicato: Giovedì, 16 Marzo 2017 05:32
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«Quando si torna a dialogare con uomini del passato, la prima domanda che si affronta è: perché lo si fa? Ogni vita nasconde un mistero e qualcosa di irrisolto che non farebbero mai pronunciare la parola fine se non intervenisse la negligenza.
E’ esperienza quotidiana nei confronti di chi più ci sta a cuore, figuriamoci com’è naturale la dimenticanza con gli sconosciuti che ora appartengono alla storia». (Così Giovanni Santambrogio su Igino Giordani sul Corriere della Sera).
Pensieri, questi, che suscitano un moto di commozione nell’animo di chi ha conosciuto Igino Giordani, gli ha parlato; di chi – incontrandolo quotidianamente nei suoi scritti - ne percepisce sempre la presenza viva giungendo a constatare, incantati, che davvero lui, Igino Giordani, sfugge ogni giorno di più “all’implacabile legge della dimenticanza” così come altri suoi compagni di avventura: Don Luigi Sturzo, Alcide De Gasperi, Giorgio La Pira, Giuseppe Donati.
E puntuale la storia ci offre vari appuntamenti per riscoprire le tracce da lui lasciate nella vita della Chiesa, dell’Italia, della Politica…
Così quello del 16 marzo 1949.
Intervento di Igino Giordani nella seduta Parlamentare del 16 marzo 1949
Nell’aprile del 1949, 12 paesi europei stipularono il Patto Atlantico, un accordo per la mutua difesa in caso di attacco esterno ad uno dei paesi firmatari. A sollecitare il Patto Atlantico furono i timori di una possibile azione militare dell’Unione Sovietica in Europa. Le discussioni, quindi, assunsero naturalmente un forte carattere ideologico. Anche in Italia il Parlamento fu teatro di accese contrapposizioni politiche. Riportiamo alcuni pensieri del celebre intervento che Igino Giordani fece a proposito del Patto Atlantico e della guerra, arrivando a concepire un’idea completamente nuova, come “l’Internazionale europea”, - degna oggi di essere ripresa e approfondita - la quale avrebbe potuto assolvere alla funzione di essere sorgente di unità.
«Io parto da un principio: che ogni guerra è un fallimento dei cristiani… voi avete scritto molto bene sui muri di palazzo Chigi: “no alla guerra”. Noi ci associamo. E avete anche scritto: “terra non guerra”. Anche in questo siamo perfettamente d’accordo. E’ già troppa la terra destinata a cimiteri di guerra: sarebbe bene risparmiarla per darla invece a coltivare ai nostri lavoratori.