104. Ricchezza e povertà
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Ricchezza e Povertà
Nel tempo nostro, la ricchezza è divenuta l’oggetto, anzi la fonte, della filosofia e della politica più in voga: è l’idolo più coltivato; è l’ossessione di cui partiti e governi sono più indemoniati.
Perché masse di lavoratori han disertato la Chiesa? Perché l’han creduta alleata dei ricchi. Una condotta francescana dei preti e dei laici cattolici la riconvertirà.
Un povero nello spirito limita le spese alle necessità assoluta della vita e anche a quelle relative condizionate dalla sua vocazione e posizione; si astiene da ogni spesa di lusso e lussuria; e quanto gli avanza destina agli altri – ai fratelli —se non in forma di elemosina, oggi desueta, in aumento di produttività, per dar lavoro ai disoccupati e beni alla società.
Quel farsi povero fra i poveri è anche un cercare Gesù, che è nei poveri: un trovare un altro viadotto al divino in terra.
Igino Giordani, Il Patrono d’Italia – San Francesco oggi , Pontificia Opera della preservazione della fede, 1955, pp. 175-176
Il mistero della povertà
Riportando questo brano, Albert Bèguin nota: “Il mistero della povertà è al centro del nostro Vangelo. Per qual motivo oggi non osiamo più invocarlo senza un po’ di disagio e senza dover temere che il vocabolario cristiano sia denunciato come un alibi ipocrita o come un’offesa a coloro, i quali, per noi, sono i poveri, ma non vogliono più avere quel nome? La questione è immensa e decisiva, e soprattutto è tormentante”. (Esprit, 1954, p.338-9)
La risposta è che i poveri sono stati delusi, col pretesto del Vangelo (“ci saranno sempre dei poveri in mezzo a voi”), troppe volte da una cristianità senza cristianesimo, e ora vogliono fare da sé, ribellandosi sul terreno politico sia al paternalismo sia alla religione che lo riveste; e cercano la “redenzione” in un mondo ateo, fuori del cristianesimo. E così la povertà, come gemeva San Francesco, da sovrana dell’universo, è fatta simile a una vedova desolata, ed ha visto gli amici trasformarsi in nemici lottano, mentre in qualche sito gli uomini del lavoro –i poveri—sono già vittoriosi e quindi da poveri son divenuti potenti.
Igino Giordani, Il Patrono d’Italia – San Francesco oggi , cit., p. 177